“Il poeta sceglie ciò che deve essere…La religione è la moneta più valida nella vita di un uomo, senza la religione l’uomo non riuscirebbe né a creare né a demolire se stesso…Sono una donna molto alla mano, una persona di tutti i giorni, sono proprio la pazza della porta accanto…”.
Parole di Alda Merini (Milano 1931 – Milano 2009) estrapolate qua e là dalle sequenze girate nel 1995 a Milano , nell’abitazione della poetessa, da Antonietta De Lillo per il suo lavoro, con l’attrice Licia Maglietta, “Ogni sedia ha il suo rumore” . Immagini che nel 2013 la regista napoletana ha rimontato integralmente per “La pazza della porta accanto”, documentario in cui la Merini si pone in un modo intimistico davanti alla macchina da presa esponendo pensieri, idealizzando la poesia – intesa come sentimento rilevatore, visione di uno e cento sguardi insieme – raccontando pezzi della sua vita: l’infanzia, gli amori, gli incontri con “persone enormi” ( Spagnoletti, Manganelli, Quasimodo…), la lunga degenza in manicomio, il dolore per i figli strappati a lei durante l’internamento “per dispetto, cattiveria”. Un narrarsi, un esporsi al pubblico con delicatezza che fa il paio con lo stile della De Lillo, la quale è capace di restituire la forza del pensiero della Merini con un filmare complice e intimistico.
Il docu-ritratto è stato presentato nel formato Dvd, insieme ad altre tre significative opere della filmografia della De Lillo, alla Casa della Musica nell’ambito della Festa del Cinema di Roma.
Gli altri titoli editi dalla Cecchi Gori Entertaiment. sono “Il resto di niente” (2004), “Let’s Go (2015) e il film collettivo dello scorso anno “Oggi insieme domani anche” che è una deliziosa e incisiva inchiesta-testimonianza sui cambiamenti che ci sono stati negli ultimi quarant’anni nella famiglia italiana, di come il suo concetto tradizionale si sia sbriciolato sotto i colpi di una trasformazione generale della società, ma il film offre pure un lucido spaccato sull’ultima crisi economica che ha colpito il Paese, sui processi di immigrazione e sulle modalità di approccio e confronto con le altre culture.
Una storia di incredibile deriva sociale è il documentario “Let’s Go” con protagonista il fotografo e scrittore napoletano Luca Musella il quale, sul canovaccio di un testo-lettera, racconta con disincanto la sua parabola esistenziale: da professionista, artista di successo ad uno dei tanti fantasmi che popolano la Milano dell’indigenza. Un autoritratto di un uomo che ha perso tutto (tranne la dignità) nel cui sguardo si accende lo schermo di un Paese che arranca, balbetta.
Tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Striano, “Il resto di niente” è film più noto tra i lavori di Antonietta De Lillo, quando uscì sugli schermi italiani ci fu chi lo definì un piccolo capolavoro. E in effetti il sogno, la lotta di innalzare a Napoli nel 1799 la repubblica (e gli ideali della rivoluzione francese), intorno all’impeto rivoluzionario della nobildonna portoghese Eleonora Pimentel Fonseca (interpretata con vigore da Maria De Medeiros), è rappresentato dalla De Lillo sì con fedeltà ai fatti narrati da Striano, ma seguendo uno stilema visivo che fa della sua opera una delle pellicole italiane più riuscite e da ricordare degli inizi del nuovo millennio. C’é tutta la tensione intellettuale e artistica del cinema della regista napoletana ne “Il resto di niente”, un ‘opera vibrante con le sequenze rivestite di una cornice solennemente classica e commovente.