Fino a quel momento nessuna “battaglia pugilistica” aveva avuto un’ attesa così sentita tra gli italiani. Non c’era stato ancora un evento sportivo sui cui la stampa dell’epoca aveva così incessantemente acceso i suoi riflettori quanto la sfida, valida per il titolo nazionale ed europeo dei pesi medi, tra Leone Jacovacci e il campione in carica Mario Bosisio. Disputato il 24 giugno del 1928 sul ring allestito allo stadio Nazionale di Roma, seguito da quarantamila spettatori e da casa da moltissimi italiani, grazie all’Eiar che aveva realizzato il primo collegamento radiofonico per un avvenimento sportivo, il macht fu vinto ai punti da Jacovacci che picchiò duramente dalla prima all’ultima ripresa il milanese Bosisio, ma l’arbitro non convalidò la vittoria in quanto la differenza punti tra i due sfidanti era ridottissima. Il pubblico protestò, invase il ring e portò in trionfo il piangente Jacovacci. I giornali del giorno dopo, pur riconoscendo la netta superiorità sull’avversario, la sua potenza e le qualità tecniche riportarono che Jacovacci non poteva rappresentare l’Italia di Mussolini in Europa in quanto era un pugile dalla pelle scura. L’ostracismo nei suoi confronti non finì con quell’incontro, il regime e la federazione pugilistica fecero di tutto per isolarlo, costringendolo ad appendere presto i guantoni al chiodo.
Quella del boxeur di colore è una storia amara (dal lato umano) e leggendaria (da lato sportivo) che è stata per lunghi decenni seppellita nella polvere dell’oblio e poi riportata alla luce grazie al libro, uscito nel 2008 per l’editore Palombi, “Nero di Roma” di Mauro Valeri.
Le pagine del sociologo hanno ora ispirato il docu-film “Il pugile del duce”, opera prima di Tony Saccucci, prodotta e distribuita dall’Istituto Luce ed uscita nelle sale italiane il 21 marzo in occasione della giornata mondiale contro il razzismo.
Un lavoro filmico pulito, senza orpelli figurativi che, basandosi su immagini d’epoca, articoli di giornali, fotografie della famiglia Jacovacci, oltre al racconto delle attese della vigilia e delle fasi saliente dell’epico incontro del 1928, ricostruisce la vita del pugile dalla pelle nera che fu vittima dei pregiudizi e di una cultura di regime smaccatamente razzista.
Jacovacci nacque nel Congo nel 1902, il padre Umberto era un romano che si trovava in quel tempo in Africa in quanto lavorava per conto dei reali di Belgio, la madre si chiamava Zibu Mabeta ed era un principessa babuendi. Il padre portò Leone in Italia ancora bambino affidandolo alla cura dei nonni che abitavano a Viterbo. A sedici anni, per sfuggire ai continui atti di razzismo subiti, si imbarcò da mozzo su una nave che lo portò nel Regno Unito dove si arruolò nell’esercito inglese e cambiò il nome in John Douglas Walker. Nel frattempo iniziava a farsi le ossa da “pugilatore” in incontri a volte disputati nei posti più impensabili. Nel 1921 si trasferì a Parigi, cambiò ancora nome in Jack Walker e, passando di vittoria in vittoria diverrà uno dei nomi più noti della boxe. Nel 1922 ritornò in Italia e in quello stesso anno al Teatro Carcano di Milano salì sul ring contro Bruno Frattini per la conquista del titolo nazionale dei pesi medi, Jacovacci perse ai punti, ma la sconfitta fu sancita anche questa volta da uno scandaloso verdetto. Dopo questo incontro e prima di arrivare a quello contro Bosisio, Jacovacci farà di tutto per essere accettato come un normale cittadino italiano. Abbandonata l’attività sportiva si trasferirà a Milano dove lavorerà come portiere di un condominio e morirà nel 1983.
Il film di Tony Saccucci – che si avvale delle testimonianze dello stesso Mauro Valeri, della figlia del pugile nero e di Patrizio Sumbu Kalambay, l’ex-campione mondiale dei medi, pure lui di origini congolesi e diventato in seguito cittadino italiano – è di certo un’opera di condanna verso ogni manifestazione di razzismo ma per la sua riuscita merita una collocazione di riguardo nella lunga lista delle affascinanti e dannate storie di pugili che sono state raccontate sul grande schermo. “Il pugile del duce” verrà presentato il prossimo 30 marzo al Parlamento Europeo.