di Maddalena Ferrari
Enzo, immigrato a Genova dal Sud quando era bambino, ritorna a casa dopo lunghi anni di carcere. E’ un ritorno a rischio, come normale per chi per tanto tempo è rimasto segregato dal mondo: affetti, casa, lavoro, ambiente sono tutti punti interrogativi. Lui è sicuro che l’aspetta il suo amore, la trans Mary, che egli ha conosciuto in prigione. E vorrebbe realizzare un sogno: vivere con lei in una casetta in campagna, con un pezzo d’orto. Intanto lo vediamo camminare per i vicoli della città, arrivare in casa e mangiare la pastasciutta, parlando con una persona che non vediamo e che lui chiama costantemente “amore”.
Brandelli di dialogo dalle lettere che Enzo e Mary si sono scritti, letti da loro stessi, episodi di esistenza quotidiana, incontri tra personaggi al tempo stesso sradicati e abbarbicati agli anfratti di un sistema sociale che li respinge, in una Genova ai margini, ricostruiscono un modo di vivere, una storia vera; inoltre, alternandosi a riprese sulla realtà odierna del lavoro e delle difficoltà ed a filmati di archivio, raccontano anche una storia più generale, la storia della terra dove vivono queste persone: la Genova del porto e dei cantieri, delle navi che salpano e degli addii, della gente che fa lavori di fortuna e sopravvive. Su tutto si dispiega il tempo che passa, trasforma e travolge.
Il giovane regista Pietro Marcello mescola linguaggi: la (ri)costruzione di episodi (bello, nella sua non-rappresentazione, quello della visita di Enzo al frate, che lo aveva aiutato in passato, una volta che egli era uscito da Pianosa e che ora, infermo, non ha più ricordi né quasi identità), lo sguardo immobile su di uno squarcio di paesaggio, il documento del presente, il documento del passato e, nel finale, il lungo racconto dei due protagonisti, che , inquadrati frontalmente dalla camera fissa, narrano il loro incontro, la loro storia, seduti su due sedie, in un angolo di quella che forse è la casetta dei loro sogni.
La voce fuori campo, che interviene per estesi momenti, amalgama i diversi piani della realtà rappresentata e conferisce loro una prospettiva soggettiva e poetica.
A tratti, la musica di Buxtehude, nella sua astrazione e lontananza, dà una valenza universale al racconto.
Il film, che possiede la bellezza delle cose materiali e quella della poesia, ha vinto il primo premio del concorso TFF 2009.
La Bocca del Lupo
Regia: Pietro Marcello
Cast: Vincenzo Motta, Mary Monaco
Paese: Italia 2009
Durata: 67 min.
Produzione: Indigo Film, L’Avventurosa Film