Rianimando, e talora citando il grande cinema surrealista di Zavattini, Buñuel, Kurismaki, Jonze, Jeunet e Kaufman, “Dio esiste e vive a Bruxelles”è forse la pellicola se non più bella, senza dubbio più originale della stagione.
Il film dimostra come il meccanismo della visione, l’effetto di verosimiglianza delle immagini, anche quelle elaborate elettronicamente che qui sono ampiamente usate, possano conferire realtà e perfino poesia alle sceneggiature più bizzarre, con risultati non solo estremamente divertenti e ironici, ma anche in grado di veicolare “messaggi”, come si diceva una volta, perturbanti e coinvolgenti.
Partiamo dunque dai messaggi: il nostro non è il migliore dei mondi possibili, Dio ha creato il mondo e lo fa essere com’è, in una parodia esilaranti del Genesi, per divertirsi, soprattutto con giochi infantili inesauribilmente sadici; prima dell’uomo crea Bruxelles (la città di Magritte, dalla reputazione rovinata dal Parlamento Europeo), poi si rende conto che gli animali non sono esattamente adatti ad abitarvi e deve creare perciò l’uomo, un essere a sua somiglianza; dio opera, ovviamente, mediante un pc totipotente, promulgando leggi tanto vere quanto sfavorevoli agli uomini che vanno dal “se incontri una donna che ami è certo che non vivrai con lei a lungo” al“un toast cade a terra sempre dalla parte farcita”; il dio del film non ha affatto uno spessore luciferino, è un semplice psicopatico, uno squallidissimo dèspota familiare, autoritario e violento; Gesù è stata una vittima del padre, che lo disprezza per non aver saputo far altro sulla Terra che farsi crocifiggere; più sveglia e furba di lui è però la figlioletta Éa, dotata anch’ella di qualche potere miracoloso, che fugge di casa col conforto del fratello redivivo in forma di statuetta animata, non prima di aver comunicato a tutti gli esseri umani, con una tempesta di sms inviati tramite il pc del padre, la loro data di morte; questo agito parricida (nel senso che mette fine al divertimento sadico del padre risvegliando l’umanità dal suo sonno), ha effetti rivoluzionari per la nostra società occidentale, che in effetti ha ormai nella morte il suo unico limite e la sua unica ossessione; il padre, dio, è allora costretto a scendere sulla terra per riacciuffare la figlioletta, ma andrà incontro ad una serie di disavventure, tra le quali le botte di un sacerdote infuriato con lui; quando il potere sarà preso dalla moglie, fino ad allora totalmente succube e annientata dal marito, il mondo si tingerà di rosa e cambierà radicalmente, tra l’altro saranno gli uomini a partorire nel dolore. Si può quindi dire che da un punto di vista concettuale Jaco van Dormael se la prende con la religione patriarcale, ed auspica un ritorno del dominio del femminile, di una Grande Madre pacifica e amorosa, come nel mito gimbutiano.
Accanto a questa tematica radicalmente antiedipica e, al contempo, come si è detto, antipatriarcale, il film si dipana in gags surreali e momenti poetici ed in una serie di vicende collaterali, le singole storie dei nuovi 6 apostoli, nominati da Éa in quanto necessari per cambiare l’ordine del mondo in matriarcale.
Ciascuna delle sei “storie degli apostoli” è un piccolo film a sé; alcune restano indelebili nella memoria, come quella della ragazza con la protesi al braccio che la salverà da un altro apostolo assassino, il quale sarà redento proprio da questo episodio; oppure quella dell’anziana e insoddisfatta signora borghese (interpretata da un’attempatissima Catherine Deneuve) che troverà finalmente l’amore in un gorilla; infine quella del ragazzino destinato alla morte dall’ipocondria per procura delle madre, che potrà soddisfare il suo desiderio di cambiare sesso prima di morire, e poi non morirà grazie al cambio di gestione del mondo.
Siamo quindi di fronte ad un film insolito e originale, rispetto alla greve produzione industriale che ci inonda, che risveglia la passione cinefila con tutta la leggerezza dell’artigianato artistico e che ci fa capire come il cinema d’autore possa essere estremamente vero, anche in virtù di una finzione assoluta.
Dio esiste e vive a Bruxelles, regia di Jaco van Dormael, con Pill Groyne, Benoit Poelvoorde, Catherine Deneuve, François Damiens(Bel,Fra, Lussenburgo, 2015)