“Buongiorno Michelangelo” è un corto in sedici millimetri di Ugo Nespolo del 1968. Basta lasciar scorrere le prime sequenze per ricordarsi di quel capolavoro della formato breve che è “Due uomini e un armadio”, girato da un giovanissimo Roman Polanki nel 1958 e in cui due “uomini-macchietta” emergono dal mare e se vanno a spasso con un ingombrante guardaroba, ma dopo essere stati rifiutati da tutti se ne tornano nelle acque.
Nel corto di Nespolo, invece, l’artista Michelangelo Pistoletto fa un giro per la città di Torino dalla mattina alla sera, portandosi prima a bordo della sua decappottabile e poi facendola rotolare per le strade una megapalla realizzata con fogli di giornali. In questo corto – dove oltre a Pistoletto (tra i maggiori interpreti dell’arte povera) appaiono lo scultore Gilberto Zorio e i critici Tommaso Trini, Daniela Palazzoli e Gianni Simonetti – c’é l’idea creativa di Nespolo, di portare nelle strade e fuori dai musei l’arte, in modo da renderla accessibile a tutti.
Ma “Buongiorno Michelangelo” è molto di più, nei suoi dieci minuti di durata c’é quel cinema sperimentale che si rifà alle esperienze dell’underground made in Usa e che Nespolo ha sempre prodotto in parallelo alla sua attività di pittore.
Grazie alla Raro Video e a Gianluca e Stefano Curti Editori quindici dei suoi film-brevi, girati tra il 1967 e il 2010, sono stati inseriti nel cofanetto “Nespolo films & visions” (in allegato un volumetto critico curato da Bruno Di Marino). Coi propri “glances” in effetti Nespolo fa una personale riflessione sull’ arte e sull’ essere artista, i suoi corti compongono un mosaico di immagini in movimento in cui viene affermato un chiaro desiderio di indipendenza.
Dalla metà degli anni sessanta e fino agli anni novanta, Nespolo gira in 16 mm, ma poi passa al digitale senza incontrare alcuna difficoltà, continua a produrre un cinema-non-cinema, con sequenze montate in totale libertà (solo di raro prova a cimentarsi con delle parvenze di trame strutturate) e senza perdere mai di vista le esperienze del cinema dadaista e surrealista. Si appropria anche degli stilemi pop della scuola di Andy Warhol, ma lo fa sempre secondo una propria personale visione.
“Attraverso il cinema di Ugo Nespolo si riesce a raccontare una specie di storia dell’immagine e della percezione dell’immagine” , il suo cinema-arte è quello di un “giocoliere dei colori”, la sua macchina da presa ci regala quadri filmici non esenti da poetici paradossi, sbeffeggiamenti ed irriverenze. Citando il padre del cinema underground Stan Brakhage, Nespolo dichiara che le sue “immagini sullo schermo filano instancabili, si mostrano senza pudore, non temono la critica perché non si fidano di nessuno, tentano davvero e soltanto di far capire anche ai ciechi e ai sordi che ogni filmaker è indipendente nella testa e nel cuore”.
Ricordando altri lavori come “La galante avventura del cavaliere dal lieto volto” (1967), “La gote in fiamme” (1967), “Con-certo” (1972), “Le porte giravoli”(1982) e Film-a-To” (2001), il regista di Mosso (in provincia di Biella) “ha saputo rivendicare una sensibilità postmoderna in tempi in cui ancora predominava un avanguardismo di tipo modernistico”, ed oggi, a settantaquattro anni, Nespolo rimane in auge, continua a sperimentare con il digitale, ma mantenendo una coerenza di stile rispetto a tutta l’opera del passato.