Il piccione non compare mai, se non, circa a metà film, in una poesia, mai recitata, ma solo “spiegata” da una ragazzina grassoccia, infagottata nei suoi vestiti, nel corso di un saggio scolastico, dove il maestro presenta gli allievi che si esibiscono, mentre gli altri, da spettatori, un po’ alla volta si disuniscono, si sfilacciano…E’ invece un punto di vista, altro da quello degli umani, che il regista è intenzionato a farci assumere, sulla falsariga, dice lui, di un quadro di Bruegel il Vecchio: “I cacciatori nella neve”, in cui degli uccelli osservano da un ramo l’inutile affannarsi del genere umano.
Una luce rosato-livida illumina ambienti, sia esterni che interni, spogli e banali; il dentro e il fuori sono ugualmente segnati da linee architettoniche e di arredamento senza storia né qualità; le inquadrature in campo medio assorbono espressioni e identità; i personaggi si danno da fare senza esito nella loro miseria, o crudeltà, o desiderio, o frustrazione, nelle loro desolanti storie private, attraversate assurdamente da eventi storici tra il grandioso e il meschino.
Si comincia con una strana coppia, in visita ad uno strano museo, per poi passare attraverso tre episodi di morte, l’ultimo dei quali si protrarrà, intrecciandosi e alternandosi variamente con altre vicende, fino alla fine del film. Un trait d’union è costituito da una coppia di amici rappresentanti di commercio, che tentano di vendere scherzi di carnevale atti a “divertire” la gente: la quintessenza della tristezza e della desolazione.
Divertirsi-Essere tristi: è una delle antitesi presenti nel film, che procede con invenzioni via via spiazzanti, senza nessuna concessione allo spettacolo o al sentimento, eppure sottile e leggero, come quella musichetta festosa e dolce, che accompagna le scene iniziali, senza avere un corrispettivo nei fatti rappresentati.
Un film, se vogliamo, di culto, che ha vinto il Leone d’oro alla mostra di Venezia 2014 e che, sorprendendoci con l’assurdità e il grottesco delle situazioni raccontate, ci porta a sorridere. Senza felicità.
UN PICCIONE SEDUTO SU UN RAMO RIFLETTE SULL’ESISTENZA di Roy Andersson.
Con Holger Andersson, Nisse Vestblom, Lotti Törnros, Charlotta Larsson, Viktor Gyllenberg. Titolo originale En Duva Satt På En Gren Och Funderade På Tillvaron. durata 100 min. – Svezia 2014.