di Gianni Quilici
Leggo diverse recensioni su Corazones de mujer di Pablo Benedetti e Davide Sordella e mi chiedo se abbia senso scriverne un’altra che riprende, più o meno, molte delle motivazioni che trovo in quotidiani o in rete.
Rispondo di sì per diverse ragioni che qui, soltanto, elencherò.
Primo: è un film realizzato a bassissimo costo, cinque persone (i due registi, i due non-attori ed un “tuttofare”), una videocamera, un viaggio, nessuno che abbia percepito compensi, senza contare poi su una vera distribuzione, ne’ su alcuna pubblicità consistente; d’altra parte, invece e inaspettatamente, si sono trovati invitati a Berlino, sezione Panorama, hanno ricevuto una critica positiva, anzi, in diversi casi, molto positiva e un passaparola, che ha consentito al film di avere il “suo pubblico”.
Secondo: è una bella storia alla Almodovar, facile a raccontarsi, difficile a realizzarsi.
L’inizio per dare il senso: Zina, bella ragazza della comunità marocchina torinese, ha perso la verginità per amore e deve sposarsi senza amore. Nessuno lo sa, tranne lo specchio e Shakira, il sarto incaricato di confezionarle gli abiti delle nozze. Costretta a sposare un uomo mai visto, Zina è disperata perché nel mondo arabo non è permessa alla donna una vita sessuale prima e fuori dal matrimonio. Shakira le propone, allora, un viaggio a Casablanca per “ricostruire” la sua verginità. Sopra una “Alfa Romeo Spider” lasceranno Torino alla volta del Marocco….
Terzo: il viaggio diventa spazio che muta: dalla Spagna ai villaggi marocchini pieni di bimbi, dalla bellezza e ferocia del deserto alla frenesia della città…
Il viaggio diventa interrogazione, domanda, scelta. Di Shakira e del suo rapporto sofferto con un figlio “mascherato” e del suo rapporto con sé come donna-uomo. Di Zina e del suo rapporto di schiava, che si porta dentro per la millenaria tradizione araba e, invece, dei suoi impulsi profondi di autonomia. Del rapporto tra loro, che vive molte sfaccettature: durezza e generosità, pregiudizio e gelosia, affetto e riconoscimento.
Shakira incarna una vitalità teatrale, che dà al film uno slancio anti-naturalistico, che va oltre i fatti narrati. Zina subisce una trasformazione, di cui lo specchio, formidabile strumento cinematografico, (e noi con lo specchio) è partecipe fino alla bellissima travolgente liberatoria ipnotica danza finale.
Quarto: è un film linguisticamente composito nell’uso delle musiche (dal classico al leggero, dal meditterraneo all’arabo, dalla ballata al puro silenzio), nell’accuratezza fotografica, nell’approccio verso lo spettatore (dal coinvolgimento emotivo al personaggio-attore, che si rivolge direttamente allo spettatore), nell’uso di un tempo non cronologico, senza inutili flash back, nei tagli di montaggio che lasciano immaginare, nel ricorso all’animazione e alla fotografia, nella capacità di fondere documentario con fiction, dramma con leggerezza, nella recitazione distaccata ed intensa di attori non professionisti.
E’, quindi, per queste ragioni (e per altre più analitiche) che Corazones de mujer merita di essere visto per chi ama il cinema che crea, che trasmette, che esplora.
Corazones de Mujer
Regia: Davide Sordella, Pablo Benedetti
Sceneggiatura: Pablo Benedetti, Davide Sordella
Attori: Aziz Ahmeri, Ghizlane Waldi, Mohammed Wajid, Medi, Hoja.
Fotografia: Pablo Benedetti
Montaggio: Davide Sordella
Musiche: Enrico Sabena
Produzione: 011Films
Distribuzione: Movimento Film
Paese: Italia 2008
Durata: 85 Min