“Enrique Irazoqui” di Gianni Quilici

contenuti vangelo5A chi vuole approfondire l’analisi del film, Il Vangelo secondo Matteo consiglio il libro (se ancora può essere trovato) “Il cinema di Pier Paolo Pasolini (Oscar Saggi Mondadori) di Adelio Ferrero, un critico scomparso prematuramente.

Volevo, quindi, scrivere soltanto una nota su Enrique Irazoqui, il Gesù Cristo del film, che ho avuto la possibilità di vedere e di ascoltare nel Lucca Film Festival di quest’anno.

Come è noto Pasolini lo incontrò fortunosamente poco prima delle riprese del film e, appena lo vide entrare a casa sua, capì di avere finalmente trovato il Cristo, che aveva inutilmente cercato da due anni.

Ed il volto è quello che si può immaginare di Gesù: giovane e bello, ieratico e fiero o figurativamente, come scrisse  Pasolini, con “caratteri arcaico-bizantini o spagnoli barocchi, oltre alla evidente implicazione di El Greco” (1). Solo che un conto è avere un volto; un altro è esprimerlo.

Ebbene Enrique Irazoqui, diretto da Pasolini, è riuscito a dare al suo Cristo quella sacralità umana, che la grandezza del personaggio richiedeva. Perché in questo volto vivono una serie innumerevole di sentimenti: la dolcezza e la collera, l’invettiva spietata e  l’ironia irriverente. E questi riescono ad assumere una funzione simbolica epico-lirica, che fa di Gesù un personaggio insieme umano e distaccato, inaccessibile.

A questa presenza Enrico Maria Salerno ha dato la sua voce. La voce che questi sentimenti esprimono. Una voce seducente, una voce terribile, una voce profetica.

1. Pier Paolo Pasolini. Le regole di un’illusione. Fondo Pier Paolo Pasolini

Enrique Irazoqui said,

Ottobre 7, 2014 @ 19:04

Una molto bella sintesi. Grazie, Gianni. È stato un piacere conoscerti a Lucca.

Nino Muzzi said,

Novembre 4, 2014 @ 19:39

Quel volto sembrava non appartenere a questo mondo e anche tutto il corpo nella sua tunica bianca aveva la leggerezza di un fantasma, di un fantasma sferzante,però,grazie alla voce di Salerno che col suo leggero accento del Nord poneva la figura di Cristo in mezzo a voci meridionali, arcaizzanti, che uscivano da corpi gonfi di potere, come Erode Antipa, e ricordava (penso consapevolmente) il “vento del Nord”, la voce della Resistenza e dell’antifascismo. Era la voce di Pasolini.

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