Chissà quanti ricordano Jacques Tati (Le Pecq 1909 –Neuilly 1982), la sua comicità stralunata ed eccentrica conosciuta al cinema o in tv al tempo dei varietà come Canzonissima.
Nei suoi film anarchici Tati è quasi sempre muto o bofonchiante, ma sempre pronto a destabilizzare ogni contesto in cui, causalmente, capita di imbattersi. In tutto sono solo sei le produzioni cinematografiche del Tati-regista-attore – “Giorno di festa” (1949), “Le vacanze di Monsieur Hulot” (1952), “Mio zio” (1958), “Play time” (1967), “Monsieur Hulot nel caos del traffico” (1971), e “Il circo di Tati” (1974) – ma in ciascuna di essa mette all’opera una insuperabile estrosità comica, sforna un campionario di situazioni, gag e pantomime dal gusto eccentrico.
Dire Tati, far riferimento alla sua verve intelligente e mai volgare, significa far venire subito alla mente l’impassibilità di un Buster Keaton o il surrealismo dei fratelli Marx, ma con il francese dalle origini russe-italo-olandesi ci si ritrova completamente in un’ altra orbita della grande comicità.
Tati in gioventù, oltre che sul palcoscenico e nella regia di una serie di cortometraggi, si cimentò in diversi sport, tra cui il tennis, il calcio, la boxe e l’equitazione, però la disciplina che praticò a certi livelli e con buoni risultati fu il rugby.
L’ultimo suo film “Il circo di Tati” (“Parade”) è un film girato per la televisione svedese e in cui si vede il comico sotto il tendone di un circo conquistare con la sua mimica il sorriso dei bambini, ma questo ultima prova sul set gli offre di nuovo l’opportunità di riprendere alcune pantomime sullo sport sperimentate da giovane.
Ma tra le clip-sportive firmate da Tati ce n’é una (eccezionale, insuperabile) che passò sulla Rai (siamo agli inizi degli anni settanta) e in cui il Nostro simula le improbabili gesta di un portiere di calcio.
Nel breve filmato si vede Tati che arriva sul campo da gioco, si toglie l’inseparabile trench, mette in testa un cappello e si dispone tra i pali. Inizia così ad affettare “le mosse” di uno strampalato estremo difensore che rilancia il pallone dal fondo ( lo facevano i portieri di un tempo, ora on più), si appoggia ad un legno, allunga lo sguardo per controllare le fasi salienti dell’incontro. Sobbalza per un’incursione degli avversari, blocca piegandosi leggermente sulle gambe un tiro centrale e rinvia lungo. Ma il pericolo rispunta e, purtroppo il Nostro è costretto a capitolare, incassando il gol. Il finale è comicissimo: il Tatì-Jascin-Zamora-Barbosa va a riprendere la palla nel sacco e nel calciarla leggera si infortuna pure, esce dal campo zoppicando e reggendosi la schiena dolorante, rimette lo spolverino e se ne va, in sordina, come si era presentato. Meno di due minuti di immagini possono bastare per ritrovare uno dei più intelligenti e bizzarri comici di tutti i tempi, un impenitente non-integrato, un irresistibile demolitore delle convezioni.
La clip del portiere è sul circuito della rete, si può vederla cercando su yutube: Tati portiere.