E’ un film libero. Rappresenta una fase della storia italiana, in cui un’ondata di libertà aveva travolto istituzioni e ideologie, anche se la libertà stessa si esprimeva soprattutto nella superficie e non in una vera liberazione.
Marco Ferreri segue il flusso dell’esistenza di una coppia, che agisce in base ad impulsi contingenti e mutevoli.
Lui, Giovanni, giovane ingegnere separato con bimbo, è il maschio compiaciuto di esserlo, che tuttavia vive la crisi del ruolo oscillando tra autorità e dolcezza, tra un comportamento aggressivo ed uno insicuro e alla fine rassegnato.
Lei, Valeria, maestra d’asilo, bellissima, che accetta di andare a vivere con lui, ondeggia tra tenerezza e rivolta, tra sottomissione e un desiderio generico di libertà. Ambedue senza una consapevolezza piena di loro stessi e della loro relazione.
Su tutto incombe la struttura urbanistica: un alveare di appartamenti, in una periferia di recente urbanizzata piena di anonimato e di solitudine, senza verde, parchi, luoghi di incontro, almeno per quello che la pellicola ci mostra.
Da questo conflitto è il maschio, che soccombe, perché da un lato è in crisi con il vecchio ruolo di uomo-padrone e non riesce a rielaborarne uno nuovo e dall’altro non a sostiene la solitudine e la sconfitta.
Questa condizione viene da Ferreri estremizzata. Giovanni si taglia il pene. Una scelta forse più del regista che del personaggio. Forse più simbolica che realistica. Una scelta netta, che esprime la visione poetica e disperata di Ferreri sui rapporti uomo-donna in quel contesto storico.
L’ultima donna
Titolo originale La dernière femme
Regia Marco Ferreri
Soggetto Marco Ferreri
Sceneggiatura Marco Ferreri, Rafael Azcona, Dante Matelli
Produttore Edmondo Amati
Fotografia Luciano Tovoli
Montaggio Enzo Meniconi
Musiche Philippe Sarde
Paese di produzione Francia, Italia. Anno 1976. Durata 108 min