foto di Francesco Pera Turrini. Greenaway con Nicola Borrelli.
Nicola: “Peter avresti voglia di fare anche una lezione di sceneggiatura ?”
Peter: “ Li ammazzerei tutti gli sceneggiatori !”
Questo passaggio può ben riassumere il mio primo incontro con Peter Greenaway, reso possibile grazie alla collaborazione fra Fondazione Crl e Lucca Film Festival per realizzare l’ambizioso progetto di cinema architettonico The Towers / Lucca Hubris.
Tranchant, fine provocatore, elegante anticonformista dal sapore calvinista, enciclopedico amante della varietà umana e famelico sperimentatore multidisciplinare.
Lo scambio di battute, intessuto durante un pranzo della passata primavera a Lucca, è proseguito ed è risultato da subito evidente la nostra completa sintonia sul ruolo della narrazione nel cinema e nelle arti, che entrambi riteniamo debba essere il più possibile originale e non mutuata o adattata dalla letteratura, come invece avviene quasi sempre.
E infatti così è stato anche per l’installazione creata per Lucca, dove Peter ha inventato 14 storie ambientate nel medioevo e imperniate sulla metafora delle torri, quelle lucchesi come quelle di New York, come simbolo di affermazione di potenza, ricchezza e sopraffazione che permea da sempre l’esistenza umana.
Le storie non erano quindi frutto di un particolare studio storico, ma concordammo tutti, in primis Peter, che sarebbe stato necessario, ai fini narrativi, calarle nel loro tempo storico almeno per gli aspetti toponomastici e i nomi delle famiglie. Per fare questo chiedemmo fin da subito ad uno storico di aiutarci e dopo avergli spiegato tutto il progetto ci accordammo per rivederci durante le riprese in giugno.
Il secondo giorno di riprese in giugno, mentre stavamo girando a SPAM! A Porcari, mi sedetti accanto a Peter e poco dopo mi arrivò una mail da parte dello storico, che per poco non mi fece imprecare con il serio rischio di interrompere la scena. Il nostro studioso aveva incredibilmente frainteso il suo compito e stava impazzendo nel cercare di attestare l’inesistente veridicità storica medievale delle storie scritte da Peter. Ovviamente non poté trovare niente e mi scrisse che avrebbe quindi rinunciato a malincuore a quello che lui aveva creduto fosse il suo incarico.
Riusci a non scompormi e rimasi accanto a Peter che, casualmente o no, dopo pochi minuti, mi chiese se con lo storico era tutto a posto e se l’avremmo potuto incontrare il giorno dopo a fine riprese.
Non potei fare altro che dirgli: “Peter è impossibile perché lo storico è in sud america per un mese, ma ha detto che va tutto bene e di proseguire con quanto hai scritto !”.
Sono convinto che Peter avesse capito che c’era qualcosa che non andava perché, con un piglio liberatorio e con tono consolatorio, mi disse che, proprio per sottolineare l’aspetto simbolico e metaforico delle storie, avrebbe infine preferito mischiare le carte e usare dei nomi sia antichi che contemporanei. Voglio solo sperare di non aver rovinato la vita ad uno storico, che mi vedo ancora lì in mezzo a libri medievali nel cercare un qualcosa che non potrà mai trovare.
Questo simpatico aneddoto ritengo che metta in luce il fattore più importante nella creazione cinematografica: la gestione delle relazioni fra la miriade di maestranze coinvolte in un processo collettivo dove ognuno ha in mente la propria scala di priorità, ma dove si deve raggiungere un obiettivo nei tempi e nei modi concordati fra gli “attori” creativi e quelli economici. Relazioni che possono accelerare e favorire, come anche rallentare e bloccare, il processo produttivo, ma che nel caso di Peter sono sempre gestite con professionalità e profondo rispetto per tutti i ruoli.
Dalle riprese alla prima dell’installazione a settembre è stato necessario concordare con Peter varie mediazioni artistiche e logistiche, come ad esempio la proiezione a terra anche all’aperto, che Peter avrebbe fortemente voluto, ma che non è stato possibile realizzare a causa delle altissime torri che avremmo dovuto erigere a metà piazza. Abbiamo cercato di creare le migliori condizioni possibili per permettere a Peter di realizzare il progetto e lui aveva sempre pronta almeno una soluzione alternativa per ogni aspetto che potesse generare criticità.
Siamo quindi speditamente arrivati a presentare il lavoro nelle due serate in piazza San Francesco e la partecipazione e la reazione del pubblico e della stampa nazionale e internazionale ha sancito incontrovertibilmente l’ottima riuscita del progetto.
Mentre scrivo siamo in attesa di ricevere a breve il catalogo di The Towers / Lucca Hubris con dentro il dvd contenente l’adattamento “home movies” del video e sono già in discussione ambiziosi progetti futuri, sia teatrali che cinematografici, sempre dedicati a Lucca.
D’altronde nel 2005, durante la prima edizione del Lucca Film Festival, proiettammo “Il cuoco, il ladro sua moglie e l’amante” di Peter e per noi sarebbe stato un sogno anche solo pensare di poter prima o poi semplicemente ospitare un maestro di tale levatura e di fondamentale importanza formativa per tutti i ragazzi del nostro gruppo. Dopo nove anni di grandi soddisfazioni, grazie alla convinzione, al supporto e alla collaborazione di persone e istituzioni del territorio profondamente sensibili e lungimiranti, questo sogno è diventato realtà superando le nostre più rosee aspettative e quindi, nonostante le difficoltà che ci sono e che sempre ci saranno, non possiamo che essere ancor più appassionati, creativi e genuinamente visionari.
Come dice provocatoriamente Peter il cinema forse è morto e noi stiamo ballando sulle sue ceneri, ma il cinema prima di tutto sono le persone, davanti e dietro la cinepresa o lo schermo, e se avremo la fortuna di poter continuare a lavorare con belle persone come lui allora il cinema sarà per noi sempre vivo e ricco di emozioni.
Nicola Borrelli said,
Febbraio 5, 2014 @ 17:36Specifico che in foto ci sono Peter Greenaway e l’amico Edoardo Marazita di Metropolis Produzioni.