“Intervista con Lucio Esposito”

di Mimmo Mastrangelo

Una provocazione, una discettazione filosofica? Né l’una né l’altra. È solo il riconoscimento dello stato comatoso in cui è la nostra mente (e volontà). Questo il senso di Addivanati (nel senso di allettati), l’ultimo cortometraggio del filmaker Licio Esposito presentato a MoliternoAgrinCorto 2013.

Su un testo dell’attore Giuseppe Boy, Esposito ha adagiato il suo sguardo su un divano (rosso) che fa da contrappunto a un pastone di sequenze-tv, mentre la voce recitante (lo stesso Boy) palpa la condizione di ammorbamento in cui è caduta la coscienza di un uomo (che poi siamo noi tutti in generale).

Incontrando Licio Esposito non parliamo però di Addivanati, quanto di Munnizza, un corto illustrato su disegni di Marta Del Prato, ideato e realizzato insieme ad Andrea Satta (leader della band dei Tetes de Bois) e dedicato alla memoria di  Peppino Impastato e di sua madre Felicia. Munnizza, dopo essere stato presentato in  rassegne e scuole, è diventato ora anche un cofanetto di cento cartoline dove ad ogni tavola della Dal Prato è stato allegato “un pizzino di libere parole” per ricordare la passione civile di Impastato.

Prodotto dalla Cactus di Esposito, insieme all’Associazione Libera di Don Luigi Ciotti, di cui il cofanetto ha, tra le altre, le voci “un pizzino”.

Com’è nato Munnizza?
È nato da una esperienza vissuta in prima persona nel 2008 a Cinisi, al trentennale della morte di Peppino Impastato. Nell’occasione io e i Tetes de Bois,  band romana con la quale collaboro da tempo, siamo stati invitati da Giovanni Impastato per un concerto. Tutte le finestre e i battenti erano ben chiusi, ora come trent’anni fa. Si respirava un’aria pesante e Giovanni Impastato lo ha gridato dal palco. Il giorno dopo io, Andrea Satta e Timisoara Pinto ci siamo incamminati dall’albergo per andare a pranzo con Giovanni. In un vicolo siamo passati presso due ristoratori che chiacchieravano sull’uscio di un locale, e abbiamo sentito alle nostre spalle queste parole “…ma ‘a munnizza si paga tutti i jorna o ‘na vota all’anno?”. Guardandoci negli occhi, senza capire bene, siamo andati avanti. Poi abbiamo chiesto a Giovanni cosa significassero quelle parole e lui ci ha detto che la “munnizza” siamo noi che invadiamo ogni anno Cinisi in memoria di Peppino e che già eravamo un giorno oltre quello tollerato, quindi ce ne dovevamo andare. E così, tornati a casa, Andrea ha scritto un testo e io e Marta Dal Prato ne abbiamo fatto un cortometraggio, per non dimenticare quello che avevamo vissuto e soprattutto per contribuire a raccontare la memoria e il sacrificio di Impastato.

Cosa rappresenta quest’uomo oggi nella società italiana?
Rappresenta la lotta alla mafia e ai poteri forti che, come oscuri burattinai, manovrano una società in balìa di falsi miti e incredibilmente a corto di memoria. L’obiettivo del progetto Munnizza è raccontare di Peppino Impastato ai giovani che non hanno avuto l’occasione di conoscerne la  storia. C’è chi pensa che la sua battaglia non sia servita visto che è morto mentre la mafia vive. Noi crediamo che non sia così.


Lascia un commento