“La gabbia dorata” di Diego Quemada-Dìez

PSO1384360713PS5283ab09b2a31di Mimmo Mastrangelo

Già assistente di macchina per “Terra e libertà” (1995) di Ken Loach e in “Le cose che non ti ho mai detto” (1996) di Isabel Coxet, già vincitore a Cannes 2013 nella sezione “Un certain renard” del premio un “Certain talent” e del premio Gillo Pontecorvo con il primo lungometraggio “The golden gate”, il nome del regista spagnolo (ma vive in Messico) Diego Quemada- Dìez anche fra gli stessi addetti ai lavori non è ancora molto noto.

Da oggi arriva nelle sale italiane il suo secondo lungometraggio, La gabbia dorata, che presenta come biglietto da visita il Grifone d’Oro vinto lo scorso luglio al Giffoni Film Festival, prima vetrina nel mondo specializzata nel cinema a tematiche per ragazzi.

Diego Quemada Diaz con disincanto porta sullo schermo una storia di emigrazione, sostenuta da uno spirito di avventura e scoperta in quanto i protagonisti sono tre ragazzini (Juan, Sara e Samuel) dalla Zona 3 ( uno dei barrios più pericoloso del mondo) di Citta del Guatemala che aspirano ad una vita migliore di quella vivono. E, dunque, decidono di emigrare (ma il loro andare via ha il volto di una fuga) negli Stati Uniti. Durante il loro cammino, attraverso i territori del Mexico, incontrano Chauk, un indio del Chiapas che, purtroppo, non parla la loro lingua. Tuttavia si aggregano a lui e, viaggiando su treni sgangherati e percorrendo a piedi lunghi tratti di strada ferrata, i tre adolescenti si ritroveranno fare i conti con un realtà dura, alla pari (se non di più) di quella da cui sono fuggiti. “La gabbia dorata” è un’opera dalla parte dei minori che si guarda con un occhio innocente, per cui anche il dramma contenuto in esso, lo scoperta del lato oscuro dell’umanità viene smorzato da un certo spirito di incoscienza.

Un film sulla perdita dell’innocenza, che contagia lo spettatore e lo investe anche della speranza (ma via-via diventa disillusione) di cui sono mossi Samuel (Carlos Chajon), Sara (Karen Martinez) e Juan (Brandon Lopez).

La gabbia del titolo è riferito alla “gabbia d’oro” che sono gli Stati Uniti, ma essa diventa una metafora di una realtà opprimente da cui sta fuggendo per ritrovarsi poi in un contesto schiacciante ed affliggente in egual modo. Ma attenzione “La gabbia dorata” è un film pregevole anche perché Diego Quemada-Diez è bravo nel saper alleggerire la drammaticità e lasciarla scivolare in poesia.

LA GABBIA DORATA
REGIA: Diego Quemada-Diez
SCENEGGIATURA: Diego Quemada-Diez, Lucia Carreras, Gibran Portela
ATTORI:
Brandon López, Rodolfo Domínguez, Karen Martínez, Carlos Chajon

FOTOGRAFIA: María Secco
MONTAGGIO: Leonardo Heiblum, Paloma López
MUSICHE: Jacobo Lieberman
DISTRIBUZIONE: Parthénos
PAESE: Spagna, Messico 2013
DURATA: 102 Min
FORMATO: Colore


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