“Se mi lasci ti cancello” (Eternal sunshine of the spotless mind) di Michel Gondry

2004_eternal_sunshine_of_the_spotless_mind_005-anteprima-400x269-272397di Riccardo Dalle Luche e Lucia Lazzeri

“Beati gli smemorati che avranno la meglio anche sui propri errori”

F. Nietzsche, Aldilà del bene e del male

Eternal sunshine of the spotless mind” (ES) è un film che ha avuto sia un buon successo commerciale grazie al fatto di offrirsi in una prima visione ad una fruizione aproblematica, centrata sulla storia d’amore di Joel e Clementine, raddoppiata in quella tra il Dr. Howard Mierzwiak e la sua segretaria Mary, sia un successo critico (Oscar alla sceneggiatura) ed infine un posto “eterno” nella storia del cinema come film di culto. Ampi frammenti narrativi convenzionali danno l’impressione allo spettatore di capire il film e di fruirlo con piacere, senza l’ossessione della sua decifrazione, grazie alla bravura degli attori, alla caratterizzazione dei personaggi (timido socialfobico lui, borderline incontenibile e simpaticissima lei), alla bellezza della fotografia e delle location, l’offbeat humour, l’accattivante colonna sonora di Jon Brion. Solo in una visione più approfondita ci si rende conto che questo film indipendente, come tutti quelli sceneggiati da Charlie Kaufman, ha una struttura narrativa estremamente complessa, una temporalità non lineare, esperimenti interni di teoria della mente e, non da ultimo, una sua filosofia o, forse, meglio, una sua cosmologia. A tutto questo nel film vi si aggiunge la verve visionaria, onirica ed infantile del surreale réalisateur francese Michel Gondry, già evidente nei numerosi videoclip e nei film da lui diretti; tra questi quello di “Bachelorette” di Bjork anticipa nella sua essenza la storia di ES.

Si tratta quindi di una pellicola che richiede, per la sua completa comprensione, ripetute visioni ed un processo di decifrazione dei suoi diversi strati di significato che necessita spesso l’analisi di singoli fotogrammi, del tutto “invisibili” ad una prima visione. Alla fine del processo di analisi (ammesso che vi possa essere una fine) ES mostra di essere molto di più di un bel film, una sorta di piccola enciclopedia che include manuali operativi per la costruzione di un film (sceneggiatura, fotografia, colonna sonora, recitazione), per la comprensione del funzionamento della memoria, dell’immaginazione e della creatività surreale, un profondo saggio sulla struttura delle relazioni sentimentali, e, come si è già detto, perfino una riflessione filosofica sul tempo.

Riassunto della storia

Come molti ricorderanno il film racconta il grande amore tra Joel e Clementine (Clem), nato in una festa in spiaggia il giorno di San Valentino e, alla fine, rinato ex novo, senza che i due partner ricordino la loro prima relazione, sulla medesima spiaggia, Montauk, NY, sempre per San Valentino. Come succede in molti grandi amori, a causa di screzi caratteriali, stanchezze e gelosie, i due finiscono per separarsi una sera che Clem rientra tardi ubriaca accozzando l’auto di lui nel posteggiarla: Joel la offende accusandola di andare a letto con gli uomini per vincere la propria insicurezza e farsi accettare. Clem, in modo impulsivo, se ne va e decide di “dimenticare” Joel utilizzando il sistema elettronico brevettato dal Dr. Howard Mierzwiak della Lacuna Inc.. Il meccanismo, una sorta di “ingegneria surreale delle emozioni” (1), monitorizzato tramite immagini neuroradiologiche (tipo RMN o PET), che ha consentito di rilevare alcuni parallelismi con le attuali conoscenze neuroscientifiche (2), consiste nel “mappare” i ricordi associati ad una determinata persona (ma anche un cane) utilizzando oggetti significativi nella relazione, e cancellarli uno ad uno. In precedenza il Dr Mierzwiak registra le intenzioni, le motivazioni e il consenso del candidato alla cancellazione, rassicura il cliente dicendogli che i loro ricordi dolorosi saranno inariditi emotivamente e dissolti come un sogno. E’ così che quando Joel va a trovare Clem per fare pace, lei non lo riconosce ed ha già un altro corteggiatore, Patrick, uno dei tecnici della Lacuna Inc. che si è invaghito di lei durante la sessione di cancellazione, al punto di sottrarle un paio di slip. Per la disperazione anche Joel decide di farsi cancellare i ricordi, tuttavia la dose degli ipnotici non è sufficiente a indurgli un sonno profondo, quindi resta capace di restare spettatore dell’operazione di cancellazione dei ricordi della propria mente e, nel momento in cui vede svanire quelli belli, decide di opporvisi cercando di nascondere Clem, sua complice, in altri ricordi non mappati, ma altrettanto significativi per il loro carico emotivo, ad esempio alcuni episodi traumatici umiliazioni infantili, dai quali si capisce anche come la storia con Clem si sia incaricata a suo tempo di aiutarne l’elaborazione inconscia. Lo stato di coscienza sdoppiato, conscio/inconscio, in cui si trova Joel fa quindi sì che egli possa modificare parzialmente i ricordi in via di cancellazione, cercando di utilizzarli per ricostruire un proprio percorso difensivo, simile a quello che avviene nel lavoro onirico.

L’operazione di sviamento della cancellazione è facilitata dalla distrazione dei due tecnici della Lacuna Inc.: uno, Patrick, che ha sottratto gli oggetti-ricordo di Joel per poter avere delle tracce per sedurla, si allontana dal lavoro per andare a trovare Clementine depressa e disperata, senza che ne possa ricordare il motivo, con tutte le sue insicurezze infantili in piena luce; l’altro, Frank, si fa una canna e fa sesso con Mary, la segretaria della Lacuna Inc., il cui cognome è, forse non casualmente, Svevo (“La coscienza di Zeno”?). Quando Frank si accorge che Joel sta sfuggendo al procedimento chiama il Dr. Mierzwiak il quale riesce a ricondurlo nella norma, dopo aver ulteriormente sedato Joel, il quale non può che assistere impotente alla cancellazione ad uno ad uno di tutti i ricordi del suo amore. Vedendo la calma competente e olimpica con cui il Dr. Mierzwiak lavora, Mary si scopre innamorata di lui, ma l’idillio viene interrotto dall’accorrere della moglie del dottore, insospettita dall’uscita notturna del marito, la quale lo costringe a confessare alla giovane segretaria di averla sottoposta alla cancellazione dei ricordi per dimenticare la loro relazione extraconiugale. Mary si licenzia quindi dalla Lacuna Inc. e, per vendetta, invia a tutti i clienti i nastri in cui confessavano al Dr. Mierzwiak i motivi della loro decisione, costringendoli così a confrontarsi con i pezzi della loro storia che hanno voluto cancellare. Tra i clienti, ovviamente, ci sono Joel e Clementine che nel frattempo si erano ritrovati sulla spiaggia di Montauk e appena re-innamorati si trovano a sentire le critiche reciproche registrate a suo tempo su audiocassetta (un elemento decisamente anacronistico, vista la tecnologia di cui dispone la Lacuna Inc.) , rischiando di lasciarsi di nuovo. Il film finisce con Joel e Clem che si rincorrono gioiosamente sulla spiaggia innevata di Montauk acccompagnati dai versi di “Change your hearth, look around you, change your hearth, will astound you, I need your lovin-, like the sunshine” della canzone. “Everybody’s gotta Learn Sometime”, hit anni ’80 dei Korgis, qui ripresa come cover da Beck, ed una dissolvenza finale nella quale lo schermo diventa totalmente bianco, una pura spotless mind.

Struttura temporale

La narrazione di queste vicende, oltre a richiedere ovviamente numerosi flashbacks (i ricordi che vengono cancellati) e sovrapposizioni temporali (Joel che con la mente nel presente cerca di impedire la cancellazione dei ricordi) è ulteriormente complicata dalla sintassi cinematografica, cioè dal montaggio scelto da Gondry e Kaufman, ben analizzata da Bandirali e Terrone (3). Il film, ad esempio, inizia nel giorno di San Valentino dopo che Joel si è sottoposto alla cancellazione, nel quale, sulla spiaggia di Montauk, reincontra Clementine con modalità e dialoghi sovrapponibili a quelli che successivamente riemergeranno nei ricordi in fase di cancellazione relativi al loro primo incontro. Alla fine del film i due, nella loro nuova storia, sono costretti ad ascoltare le loro confessioni reciprocamente critiche appartenenti alla loro vicenda passata che non ricordano. Il film ha dunque una temporalità circolare o, meglio, una struttura temporale ispirata verosimilmente alla dottrina nietzschiana dell’eterno ritorno, secondo la quale le persone ripeteranno all’infinito le stesse situazioni nelle loro vite. Così è infatti sia per Joel e Clementine che per Mary e il Dr. Mierzwiack, costretti ad innamorarsi all’infinito.

Forse per facilitare la comprensione dei diversi tempi in cui si svolgono le scene del film, Gondry e Kaufman utilizzano l’espediente dei diversi e improbabili colori con cui, nei diversi momenti della sua vita, Clementine si tinge i capelli (li elenca all’inizio, nella scena in cui ritornano a NY da Montauk). Si potrebbe rimontare il film in una sequenza cronologicamente ordinata utilizzando i capelli di lei come veri e propri indicatori: sono verdi quando incontra la prima volta Joel, nell’avanzare della storia diventano rossi, quindi “mandarino”, alla fine, quando lo incontra per una seconda volta dopo la cancellazione, sono “sfacelo azzurro”.

Un altro aspetto interessante della temporalità del film è l’anticipazione o la ripetizione delle battute da parte dei personaggi, che danno l’impressione di saperle già, avendole vissute nella vita precedente. Smith (4) nota la sovrabbondanza di citazioni còlte e popolari nei dialoghi tra Joel e Clem, ma anche la tendenza dei due a citare se stessi nella loro vita post/cancellazione dei ricordi. Anche altri personaggi, come Patrick, nel suo tentativo di sostituirsi come partner a Joel, finisce per citare ripetutamente quest’ultimo. Questa tendenza alle citazioni, alla ripetizione del già vissuto, contrasta con l’ambizione della cancellazione dei ricordi verso la serenità di una “spotless mind”.

Teoria della mente:

L’elemento psicologico centrale del film è la teoria che sia in ultima analisi la memoria a sostenere l’identità dell’Io: se non si ha memoria non si riconoscono non solo le persone con cui, ad esempio, si è avuto una storia, ma non si riconosce neppure il se stesso che ha avuto quella storia. Joel, in uno dei ricordi (quando è steso sul lago ghiacciato con Clementine, dice di essere in quel momento veramente quello che vuole essere (“I could die right now, Clem. I’m just happy. I’ve never felt this before. I’m just exactly where I want to be”), quindi la cancellazione di quel ricordo è anche la cancellazione di un momento di assoluta autenticità, quindi del “se stesso” più vero. La procedura di cancellazione dei ricordi a scopo “analgesico” non è quindi priva di effetti collaterali, genera discontinuità temporali e si porta via parti del sè tra le più importanti. Se dunque, per ipotesi, si perdesse totalmente la memoria della propria vita (come avviene nelle forma conclamate di malattia di Alzheimer), non si avrebbe avuto più una vita ma si potrebbe viverne ipoteticamente una seconda identica alla prima senza ricordarsi di averla già vissuta. La teoria dell’eterno ritorno implica, necessariamente, la totale cancellazione della memoria personale.

Nel film ci sono diversi altri spunti interessanti per la teoria della mente, in particolare per quanto riguarda la duplicazione/moltiplicazione del sè, un major topic che Kaufman ha affrontato perfino più esplicitamente, in “Being John Malkovich” (1999, regia di Spike Jonze) e nel film di cui firma anche la regia (“Synecdoche NY”, 2009) ma anche nel protagonista totalmente dissociato e doppio di “Confessione di una mente pericolosa” di George Clooney (2003) e nella coppia di sceneggiatori gemelli di “Adaptation/Il ladro di orchidee” (ancora regia di Jonze, 2002). La lunga sequenza della cancellazione ripropone infatti una situazione simil-onirica in cui il soggetto osservante cerca invano di mutare gli eventi (le memorie in via di cancellazione) in cui appare come attore delle sue azioni. Si ha qui uno sdoppiamento oniroide della coscienza di Joel in un io osservante e un io osservato che attraversa i suoi ricordi ricostruendoli, spesso in compagnia di una Clementine riattualizzata nel ruolo di complice1. In questa lunga sequenza centrale del film ci sono anche diversi istanti in cui si ripropone la stessa situazione di sdoppiamento (o, meglio, di moltiplicazione all’infinito, come in una riflessione in specchi contrapposti, dell’identità dell’Io) più completamente realizzata in “Being John Malkovich”: un Joel subisce la mappatura dei ricordi ed un altro si aggira per gli ambulatori della Lacuna Inc dove l’operazione sta accadendo, un Joel su una sedia a rotelle con il casco da mappatura in testa osserva da un marciapiede della strada il Joel che sta portando alla lacuna Inc. i sacchi neri con tutti gli oggetti/ricordo, due Joel entrano nella libreria dove Clem fa la commessa ed infine Joel, accompagnato da una Clem senza volto entra nello studio del Dr.Mierzwiak, anch’egli senza volto, e vede se stesso (senza volto) chiedere la cancellazione dei ricordi. La rappresentazione attuale di Joel si concretizza cioè dentro la sua stessa testa mescolandosi ai ricordi in cui lui stesso è protagonista.

Dal canto loro i ricordi, grazie ad un montaggio di grande intelligenza e acutezza, e ad un’altrettanto magistrale sovrapposizione delle tracce acustiche, seguono classici meccanismi associativi verbali, immaginali ed estesici, per cui l’intero film è da considerarsi nel suo complesso un vero e proprio trattatello sul funzionamento della memoria, almeno nella sua funzione rievocativa.

Il titolo

La segretaria Mary, nella notte in cui Joel si sottopone alla cancellazione, dimostra di essere un amante delle citazioni, tratte dal popolare “Bartlett” e ne fa due, quella di Nietzsche riportata in epigrafe (“Beati gli smemorati che avranno la meglio anche sui propri errori” ) per due volte, di cui una in omaggio al titolare della ditta ed amante Dr. Mierzwiak cui dedica quella, tratta da “Eloisa to Abelard” del poeta inglese settecentesco Alexander Pope, che dà il titolo al film. Si tratta dell’auspicio di Eloisa di liberarsi dei ricordi dolorosi della storia con Abelardo mentre si ritira in convento:

“How happy is the blameless vestal’s lot!
The world forgetting, by the world forgot.
Eternal sunshine of the spotless mind!
Each pray’r accepted, and each wish resign’d.”

che nel doppiaggio italiano diventa

“Com’è felice il destino dell’incolpevole vestale!
Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata.
Infinita letizia della mente candida!
Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio.”

Si potrebbe disquisire sulla traduzione dall’inglese, che letteralmente suonerebbe piuttosto: “Sole fisso nella mente immacolata”, ma il verso, come il film, sembra offrirsi ad una interpretazione pluristratificata. Il gioco delle due citazioni, accorpate, fa pensare alla serenità di chi ha potuto cancellare dalla propria mente i ricordi sgradevoli, gli errori e le colpe, espediente radicale per l’eliminazione (l’amputazione) delle parti dolorose della propria esistenza. Considerando il sistema con cui, punto per punto, vengono cancellate sulla mappa cerebrale le memorie, si può anche pensare ad un doppio senso di “spotless”, che alluderebbe all’essere senza più punti di memoria.

La frase resta comunque enigmatica, anche perchè lo stesso Kaufman, in “Being John Malkovich” fa mettere in scena al burattinaio Craig proprio la storia di Abelardo e Eloisa2. Kaufman appare estremamente affascinato da questa storia in quanto emblema di un amore assoluto che diviene poi impossibile.3

Per completare la decifrazione di questo ambiguo verso si può anche richiamare, come si è detto, la dottrina dell’eterno ritorno, che qui ricorre nella parola “Eternal”. Per quanto si è detto sulla struttura del film, il fatto che la cancellazione non è del tutto perfetta, che qualche oggetto legato alla storia sopravvive alla sua eliminazione4, che i personaggi sono costretti a ripetere gesti, dialoghi e azioni, la locuzione “infinita letizia” o “eterno splendore” della mente candida sembra essere usata in effetti in senso ironico.

La morte e la donna scheletro

A parte nella scena della cancellazione, Joel ha l’abitudine di disegnare e scribacchiare su un taccuino, assorto su se stesso, suscitando anche l’irritazione della burrascosa Clem. Tra i suoi disegni ne compare uno, particolarmente buffo, all’inizio e alla fine del film, sopravvissuto alla eliminazione, che rappresenta Clem in forma di uno scheletro che governa una barca su cui sono altri scheletri (“mi fa sembrare magra”, commenta ironicamente Clem). Il significato di questo disegno è incerto, anche se un parallelo potrebbe essere trovato nella storia narrata nel best seller femminile, Donne che corrono coi lupi” della psicoanalista junghiana Clarissa Pinkola Estès, nel quale la donna-scheletro rappresenta la donna in grado di risorgere dalla morte, di ridare vita alle proprie parti morte5.

Joel, da parte sua, evoca più di una volta la morte; ad esempio, per attirare l’attenzione di Clem nel corso della loro storia, simula teatralmente di sgozzarsi per impedire a Clem di uscire la sera da sola, e di morire soffocato con il cuscino in un momento di intimità con lei (un gioco che ritorna nelle sue memorie infantili che ri-costruisce con una amichetta-Clem-bambina); inoltre, nel ricordo di quando lui e Clem sono al ristorante, nel momento più critico e devitalizzato della loro storia, dice fra sè e sè: “Siamo due morti che mangiano.

Si potrebbe quindi pensare che esista una vita e una morte anche nelle storie d’amore, testimoniato dal fatto che il partner sia assolutamente presente e indispensabile oppure, al contrario, assente e inutile.

L’eterno ritorno e il nastro di Moebius

Non siamo gli unici ad aver notato che in questo film si cela la nozione dell’eterno ritorno di Nietzsche. L’aveva già fatto D.L.Smith, un professore dell’università del Nebraska, nel suo articolo “Eternal Sunshine of the Spotless Mind and the question of the Trascendence” (3). Clem e Joel devono rinunciare a contrapporsi a se stessi perché questo comporta l’accettazione di difetti e il dolore dei conflitti e devono in qualche modo affermare se stessi non potendo essere diversamente da quello che sono; in questo senso finiscono per aderire all’amor fati raccomandato da Zarathustra nella sua proclamazione dell’eterno ritorno.

Tuttavia la struttura del film più che da un cerchio potrebbe ricordare un nastro di Moebius, una figura realizzata da un nastro che ruota una volta nel formare una struttura circolare cosicchè la superficie esterna diviene interna e viceversa, talora, ma non necessariamente, realizzando un otto (simile al simbolo dell’infinito, come in un celebre disegno di Escher dove sul nastro camminano delle formiche). In questo film, infatti, la narrazione passa, attraverso lo sprofondamento nella memoria, indistintamente dall’esterno all’interno della mente di Joel, che in questo senso sarebbe il protagonista assoluto del film: tutto si svolgerebbe quindi nella sua “coscienza”, con tutti gli altri personaggi in funzione di pure rappresentazioni, di engrammi mnesici, un po’ come accade ne “La coscienza di Zeno” di Svevo, del quale, come abbiamo visto, Kaufman lascia un indizio nel cognome di Mary.

Ma il nastro di Moebius potrebbe anche raffigurare l’eterno ciclo vita-morte, considerando che è proprio, come si è già detto sopra, la presenza della memoria che conferisce realtà alla vita, nel senso che se non c’è memoria senza vita come, viceversa, non c’è vita senza memoria. Nelle separazioni sentimentali, ciò che ricerchiamo, per non soffrire, è proprio la “cancellazione” dell’esistenza dell’altro attraverso la cancellazione dei ricordi che lo riguardano. Nel momento in cui, come dice il Dr. Mierzwiack, essi subiscono un inaridimento emotivo, possono quindi essere eliminati così come si dimentica un sogno. Ma non è forse lo stesso per la vita intera?

u_2312_se_mi_lasci_ti_cancelloEternal sunshine of the spotless mind (Se mi lasci ti cancello).

Regia di Michel Gondry, soggetto Michel Gondry, Charles Kaufman, Paul Bismuth, sceneggiatura Charlie Kaufman, fotografia Ellen Kuras, montaggio Valdis Oskarsdottir, soundtrack Jon Brion. Con Kate Winslet (Clementine), Jim Carrey (Joel), Kirsten Dinst (Mary), Tom Wilkinson (Dr. Mierzwiak). Usa, 2004

Note

1Si tratta di uno stato mentale clinicamente indotto da molte alterazioni organiche del funzionamento cerebrale, riprodotto molte volte sugli schermi, ad esempio magistralmente nella lunga sequenza finale in “All that jazz” di Bob Fosse -1979).

2Si tratta, com’è noto della storia d’amore impossibile tra un chierico medioevale ed una sua allieva diciassettenne che dopo varie vicende socialmente non accettabili, finisce con l’evirazione di Abelardo. Entrambi finiranno quindi le loro vite in convento e si potranno riunire solo nella tomba dopo la loro morte.

3In “Being John Malkovich” il protagonista, il burattinaio, non potrà mai soddisfare il suo amore per… se non manovrato da lei che, essendo omosessuale, lo seduce nel corpo di John Malkovich per poter avere una figlia che crescerà insieme alla ex moglie di lui, divenuta sua compagna. Anche il personaggio dello sceneggiatore Charlie Kaufman (ovvio alter/ego identitario dell’autore) ha serie difficoltà di timidezza con le donne, a differenza del fratello gemello. Infine, il commediografo Caden, l’ultimo alter-ego di Kaufman, protagonista di “Synecdoche-NY”, mollato dalla prima moglie per una lesbica, non potrà mai concretizzare il suo amor eterno per la sua amante, con la quale peraltro non riesce neanche ad avere rapporti.

4L’eliminazione di oggetti e cose connesse con una relazione è in effetti un comportamento tipico di molti separati, proprio per evitare di rivivere emozioni legate a quegli oggetti. Al contrario, chi non accetta le rotture e le separazioni finisce per trattenere con sé tutti quegli oggetti in una temporalità immobile e non evolutiva.

5 Figura e personaggio che nel cinema ha trovato una meravigliosa esemplificazione nella “sposa cadavere” dell’omonimo capolavoro di Tim Burton.

Riferimenti:

1. AscioneG, La (de)costruzione di un amore, Segnofilm 131,febbraio 2005, p.32.

2. Johnson S. The Science of Eternal Sunshine,”  Slate 22 March 2004. 16 July 2004.

3. Smith D.L. Eternal Sunshine of the Spotless Mind and the Question of Trascendence. The Journal of Religion and Film, 9,1, April 2005.

  1. Bandirali L., Terrone E., Carrey a pezzi. Segnocinema 136, Novemebre/Dicembre 2004, 10/4.
  2. Pinkola Estés C.: Donne che corrono con i lupi. Storie di donne selvagge. Frassinelli, Milano, 1993.


Lascia un commento