Kiki è una piccola strega, con la sua scopa volante ed il gatto nero amico, Jiji. Ed è anche una ragazzina tredicenne, in cerca di un’identità, un ruolo, un luogo.
Seguendo le norme di apprendistato delle streghe, in una notte di luna piena si allontana da mamma e papà, in cerca di un posto dove svolgere il suo anno di tirocinio ; trova una città distribuita su di un promontorio in riva al mare ed è lì che decide di rimanere. Ospite di una fornaia materna e generosa, dà qualche aiuto in bottega e inizia a fare un lavoro suo, quello delle consegne a domicilio, grazie alla sua capacità di muoversi velocemente e liberamente sulla scopa. Incontri, sorprese, soddisfazioni, delusioni e dispiaceri si susseguono e la trasformano. Tutto si risolve, ma forse fino ad un certo punto. Kiki perde quasi completamente il suo potere magico: non vola più sulla scopa, che addirittura si spezza, e non riesce a scambiare parole con Jiji; ma un fatto inaspettato, in cui il suo amico occhialuto rischia la vita, la costringe ad usare tutto il potere di concentrazione che ha, tutta la forza di volontà, per riuscire di nuovo a volare, sia pure maldestramente, su uno spazzolone preso in prestito da un passante, e salvare il ragazzo, in mezzo al tifo scatenato di una moltitudine di persone prontamente accorse sul posto, insieme agli inviati dei mezzi di informazione. Ma sarà davvero tutto come prima, o come Kiki vorrebbe?
Dubbi e ambiguità rimangono sospesi…
E’ un cinema di animazione rivolto sicuramente ai bambini: la dimensione fiabesca, l’ironia tenera e affettuosa, con cui sono mostrati i comportamenti degli animali ( tutti da gustare gli episodi con al centro il micio Jiji; in particolare, il suo incontro con un grande, magnifico cane), l’intento seriamente, ma delicatamente pedagogico.
Ha però uno spessore che va oltre il garbato divertimento e il messaggio educativo per ragazzi, coinvolge tutti, in una riflessione sul senso della vita, su aspetti importanti, come la sensazione della perdita e della mancanza, l’allontanamento dalle radici, la solitudine, la diversità, che è una costante dell’opera di Hayao Miyazaki e che qui si manifesta nell’essere strega: la ragazzina sente la propria estraneità rispetto ai coetanei ed acquista complessità psicologica.
Lo sguardo etico sui comportamenti non è mai grossolano né settario e fa emergere dal racconto una sorta di sociologia della modernità: nei rapporti tra vecchi e giovani e dei giovani tra loro, nei modi di porsi di fronte agli oggetti di consumo, nelle manifestazioni della cultura mediatica di massa.
E la magia, elemento antinaturalistico per eccellenza, è accostata all’estro creativo, in una interessante conversazione che ha Kiki con l’amica pittrice anticonformista.
Il film è del “lontano” 1989 e, dopo essere circolato in Italia per il mercato home-video, viene presentato con sottotitoli al Festival internazionale del Film di Roma nel 20010, per poi essere doppiato e riadattato per le sale a cura di Gualtiero Cannarsi.
Anche dopo aver conosciuto le ultime belle opere del regista giapponese, si rimane sorpresi e affascinati dallo scoprire, anche nelle creazioni precedenti, la capacità dell’autore di creare un impasto amalgamato tra sceneggiatura e immagini. Il realismo, sia pure stilizzato, del disegno e dei bei colori rende palpabile l’ambientazione, dà verità ai movimenti nelle scene ed agli spostamenti di ripresa, agli insiemi, alle scene di massa, ai momenti di tensione e di terrore, alle dimensioni ardite delle profondità di campo.
Kiki. Consegne a domicilio
di Hayao Miyazaki
Con Minami Takayama, Kappei Yamaguchi, Rei Sakuma, Akio Ohtsuka, Chika Sakamoto.
Titolo originale Majo no Takkyuubin. Animazione. Giappone 1989. Durata 102 minuti.