a cura di Gianni Quilici
L’intervista avviene in una libreria. Giacomo Verde nasce in provincia di Napoli nel ’56. Figlio di emigranti si diploma all’Istituto d’Arte di Firenze. Migrante, ha passato 12 anni a Treviso , ora vive a Lucca ma lavora nel mondo. Negli anni 70 ha fatto animazione teatrale, concerti di musica popolare, teatro di strada e comico. Negli anni 80 ha fatto teatro di ricerca, techno-performances, videoarte, suonatore di zampogna, teatro per ragazzi, l’ospite in TV, computer grafica ed inventa il Tele-racconto. Dagli anni 90 si occupa di televisione ed arte interattiva, realtà virtuale, didattica video, telematica, teoria della comunicazione e si accorge di essere (stato) un cyberpunk. Tutto questo senza perdere la voglia di fermarsi e l’accento toscano.
Giacomo, in una intervista dici che la tua peculiarità è “riflettere sperimentalmente e ludicamente sulle mutazioni tecno-antropo-logiche in atto e creare connessioni tra i diversi generi artistici”. Me le puoi articolare una per una?
Sperimentare
Provare a realizzare “cose” che non hai mai visto fare, chiedere, cioè, alle macchine di provare a fare altro da ciò che ESISTE
Ludicamente
Provare piacere a fare e mettere in campo l’ironia e l’autoironia. Perché il divertimento nel senso più alto del termine oltre a dare piacere, scopre, crea.
Mutazioni in atto antropo-logiche
Noi siamo in uno stato di mutazione permanente, anche a causa delle trasformazioni delle tecnologie della comunicazione, che creano nuovi fenomeni di comportamento e di modalità di linguaggio. Tutto questo influisce sul nostro immaginario, sui pensieri, sulle percezioni e quindi sul nostro comportamento.
Trovare connessioni tra i diversi generi artistici
Nel sistema delle comunicazione i linguaggi sono stati separati esclusivamente per esigenze di mercato. Ma nella vita quotidiana non è così. I linguaggi e i generi si mescolano continuamente dentro di noi. E’ utile e divertente che i linguaggi artistici si mescolino , dimostrare la connessione che esiste tra linguaggi e generi anche molto diversi. La separazione è figlia dell’industrializzazione e soprattutto del cristianesimo, che ha separato anima con corpo, sacro con profano, buoni con cattivi e così via.
Scorrendo il tuo curriculum si rimane impressionati dal numero di opere e dalla varietà delle stesse ed anche dagli spazi in cui si sono mostrate da Milano a Roma, da Parigi a Berlino. C’è un’opera tra le tante di cui vuoi parlare?
Una delle ultime cose fatte nel settembre di questo anno un’installazione performante “come radici nel futuro” . 20 barattoli di vetro sono stati posti in 20 nicchie sotto le cantine del Casale del Parco di Montelisi a Crespina. In ogni barattolo un oggetto che racconta il nostro tempo. Un video documenta la posa degli oggetti. Si potrà vederlo su Internet anche attraverso il proprio cellulare. Le nicchie erano al buio. Serviva una lampada elettrica per poter vedere. I barattoli sono stati tenuti aperti per permettere ai visitatori di aggiungere un proprio oggetto, un messaggio, un ricordo da lasciare ai posteri. Alla fine della mostra i barattoli sono stati sigillati, con indicati data, luogo e numerazione da 1 a 20. Quindi è stata messa in vendita la “Responsabilità di custodia” dei barattoli.
Chi vuole potrà comprarsene quanta vuole contattando Giacomo Verde : info@verdegiac.org. I “responsabili” possono fare quello che vogliono del proprio barattolo: regalarlo, seppellirlo, rivenderlo… ma possono aprirlo solo dopo 250 anni dalla data di chiusura. Un sito Internet
racconterà la storia dei Barattoli di Memoria mostrando dove vengono conservati e i loro passaggi di proprietà fino a che sarà possibile..
La tua produzione video?
Sono anni che faccio video quasi tutti su commissione, ma poiché mi sono caratterizzato come artista politicizzato no global, soprattutto per avere realizzato Solo limoni, documentazione video-poetica in 13 episodi sull’anti-g8 di Genova, di commissioni ne ricevo poche. Lavoro di più nel campo artistico nel confine tra il video e il teatro, faccio corsi e infine insegno alle accademie di Belle Arti di Carrara e di Macerata.
Il tuo rapporto con il cinema?
Come autore non ho mai pensato di fare cinema, perché voglio essere libero e non desidero attraversare una trafila in cui altri devono decidere se va bene o no ciò che voglio fare. Come spettatore dato le mie condizioni familiari i film li vedo soprattutto alla televisione. Al cinema vedo tutti i cartoni animati in uscita con mio figlio. Tra i registi mi ha toccato sempre molto Pasolini, ma anche Fellini, naturalmente Kubrick e Ridley Scott, anche se sempre non l’azzecca. Infine mi interessa molto e mi diverte tutto il filone della fantascienza, il filone recente dei Supereroi e i film della scuola di Hong Kong.