Ricordo. “Il Professor Carlo Barsotti, fondatore del Circolo del Cinema di Lucca” di Mario Rocchi

circoloVia Fillungo n° 124. Gli anni del dopoguerra, quelli dell’egemonia democristiana, poi della contestazione, quelli di piombo, fino agli inizi del carrierismo rampante, quelli del più bieco comunismo, il corrispettivo specchio cinematografico, passano per me tutti da questa stanza, ufficialmente sede legale e di fatto del Circolo del Cinema. Nel direttivo io ci entrai poco più che ragazzo. Mi ero fatto conoscere, oltre che per l’assiduità alle proiezioni (eravamo talmente in pochi la domenica mattina, che ci conoscevamo più o meno tutti) anche per una lettera che avevo scritto alla rivista Cinema protestando per l’uscita del Circolo dalla FICC, uscita avvenuta all’insaputa nostra dicevo, pensando, ingenuamente, che anche i soci dovessero dire la loro. Io cappi il mio errore, ma ne venne fuori ugualmente una polemica al termine della quale, per “premio”, fui chiamato nel direttivo.

L’attività cominciava di autunno e continuava, con cadenza settimanale, fino a primavera inoltrata. Ed anche le riunioni del Barsotti erano frequenti. Il Presidente era sempre in prima linea, cioè conduceva la seduta proponendo i vari film e partecipando sempre attivamente alla discussione che spesso ne veniva fuori. Era anche un grande mediatore. Riusciva sempre a far quadrare il bilancio ideologico attraverso una sovrintendenza culturale. Perché nel direttivo tante erano le idee, anche quelle politiche. Ed a volte era baruffa. Ma il Barsotti, pur essendo strettamente legato alla sua idea politica (era “liberale” nel vero senso della parola), rispettava le idee di tutti, pur professando con convinzione le sue. E così era per il cinema. La sua passione per i classici non era altro che una base per meglio approfondire i moderni. Così che quando capitava anche il cinema più avanzato, era il primo a volerlo presentare, teso com’era alla ricerca del buono nel nuovo. In fondo il cinema, quando fu fondato il Circolo, era sempre un’arte nuova, che andava ancora studiata e scandagliata, ed il Barsotti fu il primo ad avvicinarsi ad esso con questo spirito. Fu il Barsotti a voler presentare, provenienti direttamente dalla mostra di Venezia, i film giapponesi di Kurosawa, di Mizoguchi, di Ichikawa, che venivano proiettati in lingua originale. Questi spettacoli erano tutti frutto dell’interesse e della dedizione del professor Barsotti.

Il ritrovarsi allora a casa del Barsotti era un simpatico appuntamento settimanale, un rivedersi per parlare e discutere non solo di cinema. La cultura e l’esperienza culturale del Barsotti erano talmente ampie che i discorsi spaziavano in lungo e in largo, con il pieno rispetto delle opinioni che spesso erano contrastanti. Ma in primo piano c’era sempre la cultura cinematografica e si può ben dire che attraverso di essa, tutti noi he gli eravamo vicino, abbiamo scoperto anche il gusto di “sorseggiare” le altre arti, ad iniziare dalla letteratura. La sua lotta, nei tempi duri, per salvare il Circolo, fu encomiabile quanto il suo attaccamento ai valori più alti dell’arte cinematografica. Quando il cineclub aveva pochi soci, i dirigenti supplirono anche di tasca propria i deficit e il Barsotti era sempre il primo ad impegnarsi e a dare l’esempio anche il lavoro fisico magari riportando personalmente in bicicletta alla stazione ferroviaria, prima di recarsi ad insegnare, le bobine che dovevano essere rispedite immediatamente. Si sa che oggi queste cose sembrano favole, ma così era.

Insomma il Barsotti era tutto per noi. Era, da giovanissimi, un po’ il tutore della nostra educazione cinematografica, ma anche successivamente, l’indicatore culturale, un punto di riferimento che, da maturi, per me e per gli altri, è sempre stato importante per dare più sicurezza alle nostre convinzioni.

da  Circolo del Cinema. “50 anni. (1948-1988)”. a cura di Gianni Quilici.


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