di Riccardo Dalle Luche
Che “Another Earth”, opera prima di Mike Cahill, sia un grande film, lo si vede subito, fin dal taglio raffinato dei titoli di testa; lo si “sente” per tutta la durata del film, nella bellezza della sua fotografia e nella grande prova dei due protagonisti; lo si capisce definitivamente nella riflessione après coup la visione.
Eppure la storia del film è alquanto astrusa, mescola dramma, melodramma e fantascienza, ma è tenuta insieme da una sceneggiatura di ferro, con acuti rimandi interni, episodi e personaggi simbolici che ne rafforzano l’aura sospesa.
Ma soprattutto il miracolo della fiction è quello di tenere sempre elevata la tensione e l’attesa sul senso di fondo del film, il doppio percorso di cura della carnefice, sia pure involontaria, di un terribile incidente stradale e della sua vittima.
La vita di Rhoda, una giovane studentessa, è in effetti spezzata non meno che al professore universitario la cui famiglia resta sterminata nell’incidente; la ragazza, uscita dal carcere, intraprende un percorso di espiazione che la porterà a “curare” la depressione post-traumatica del professore. Tutto questo accade mentre nel cielo, implacabile, incombe un’altra Terra (con la sua piccola Luna), che si scopre essere il doppio perfettamente speculare del nostro pianeta
Come in “Melancholia” di Lars von Trier anche qui l’apparizione astrale, con la sua simbologia inquietante e minacciosa, recupera una visione cosmologica dei disturbi mentali che fu dominante soprattutto in epoca rinascimentale. Qui però la Terra-speculare è il luogo dei “doppi” degli individui, e solo il generarsi di una lieve asimmetria, come i clinamen di Democrito, consente agli umani di sfuggire ad un determinismo fatale e di modificare con un percorso realmente “terapeutico” la propria vita.
Forse il cinema recente subisce nuovamente il fascino dello Spazio, rinverdito dalle scoperte della fisica subatmonica, dal proliferare delle teorie dell’universo e dall’”ammartaggio” della sonda NASA. Ma in questo “Another Earth” c’è un pensiero profondo, come c’era dietro la prima produzione di Cronenberg o della celebre, simmetrica coppia spazio-fantascientifica russo-americana “Solaris”-“Odissea nello Spazio”: un rilancio della potenzialità dell’immaginario di parlare degli aspetti più intimi e profondi dell’animo umano.
USA 2010. Durata: 92 min.
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