“The Limits of Control” di Jim Jarmush

limits_of_control_PDVD_0271di Gianni Quilici

Soltanto una prima impressione. The limits of control è una pellicola da rivedere. Impressione dominante comunque: è un film ideologico, o se vogliamo filosofico, la filosofia con cui Jim Jarmush concepisce non tanto il nostro tempo quanto il senso dell’esistere. Si può dire quindi che, in qualche misura, sia lo stesso regista americano, Solo, il killer solitario, che da Madrid si sposta in Andalusia tra Siviglia e la Sierra desertica. La sua missione -lo scopriremo alla fine- sarà uccidere. Perché? Da parte di chi? E chi è il destinatario super protetto e quali interessi egli rappresenti, non lo sapremo.

Però vediamo Solo visitare ripetutamente il Museo Reina Sofia, passeggiare per Madrid, per i vicoli del barrio di Siviglia, per i paesini dell’Andalusia, incontrare “complici” in una struttura narrativa ossessivamente ciclica e ripetitiva.

Ogni incontro, infatti, si presenta simile ai precedenti con, solo, piccole variazioni. Un tavolino, un caffè, l’ordinazione categorica di due espressi in due tazze separate, gli incontri con questi complici, personaggi estroversi, una stessa convenzionale domanda che inevitabilmente a lui rivolgono ‘lei non conosce lo spagnolo, vero?”, monologhi bizzarri e solenni su cinema, scienza ecc, per finire con uno scambio di pacchetti di fiammiferi contenenti un codice cifrato che il killer legge prima di ingoiarlo.

Il protagonista non parla o parla pochissimo, sembra non dormire mai, anche nel letto ha gli occhi sbarrati, ma osserva, osserva intensamente, come se, però, non vedesse, come se fosse estraneo alla realtà, assente, altrove, anche quando al suo fianco è sdraiato un corpo femminile nudo, sinuoso e disponibile.

Soltanto in un’occasione sembra partecipare tanto da arrivare all’applauso, quando in un caffè andaluso, in uno spettacolo di flamenco, una canzone recita “la vita è polvere”.

Ecco, Jarmush svuota il film di ogni storia, di ogni coinvolgimento emotivo. Una storia non storia, un personaggio-non personaggio. Questa vitae la rappresentazione di essa non hanno senso. Il solo senso è forse la consapevolezza di tutto questo “non senso”. E questa consapevolezza è espressa soprattutto nei primi piani ravvicinati del protagonista, Isaach de Bankolé, nel suo volto impassibilmente espressivo, potentemente poetico.

The Limits of Control

Regia: Jim Jarmusch

Attori: Isaach de Bankolé (Solo); Alex Descas (Creolo); Jean-François Stévenin (Francese); Bill Murray (Americano); Hiam Abbass (Autista); Gael García Bernal (Messicano); John Hurt (Chitarra); Youki Kudoh (Molecola); Tilda Swinton (Bionda); Paz de la Huerta (Nuda); Luis Tosar (Violino)

Soggetto: Jim Jarmusch

Sceneggiatura: Jim Jarmusch

Fotografia: Christopher Doyle

Musiche: Boris

Montaggio: Jay Rabinowitz

Scenografia: Eugenio Caballero

Costumi: Bina Daigeler

Effetti: Pau Costa; Raúl Romanillos; Eric J. Robertson

Anno: 2009

Origine: SPAGNA, USA, GIAPPONE

Durata: 116


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