di Nino Muzzi
Sdraiata nuda sul lettino del ginecologo con il pancione, incinta minorenne, Eva Mattes, si protende per l’ultima volta contro la societa` e poi soccombe. La incontriamo qualche giorno dopo coperta di tela grigia e con la mente dilavata dalle suore, che dice al suo ragazzo:- Mi hanno fatto abortire. Il bambino non poteva essere buono, era figlio del peccato- Lei era la selvaggina di passo, la ragazza minorenne che non recede di fronte al piacere carnale, una volta degustato.
Lui era un piccolo, piccolo ragazzo di provincia impaurito di fronte alla dirompenza di lei, alla prepotente voglia di accoppiarsi della ragazza, priva di scrupoli.
E poi, intorno, una società repressiva con la nostalgia dell’uomo forte, una società che non sa più governare i propri giovani.
Tutto volge in tragedia: la ragazza spinge il ragazzo verso il delitto. L’uccisione del padre di lei, lungamente rinviata da parte del ragazzo, viene sollecitata invece senza pentimenti dalla figlia stessa.
Un rovesciamento di ruoli: lui passivo e pusillanime, lei attiva e decisa gli procurerà anche la pistola.
Il film si fa apprezzare per la freschezza del racconto e dei personaggi, per la semplicità dei dialoghi, ma soprattutto e` rimarchevole l’identificazione ribellione-delitto che viene accettata come inevitabile in quella società bloccata.
E lei, splendida minorenne, una sorta di Lolita tedesca senza vezzi, una nudità delle foreste, ma piuttosto una russalka che una valchiria, segue femminilmente la linea implosiva che riconduce sempre tutto alla carnalità.
Un film splendido, anche se quasi amatoriale.
SELVAGGINA DI PASSO
di Rainer Werner Fassbinder
con Eva Mattes, Harry Baer, Jörg von Liebenfels
Titolo originale Wildwechsel.
durata 120 min. – Germania 1972.