di Nino Muzzi
In Shame, come in moltissimi altri film americani(-zzanti), assistiamo ad un accostamento assurdo, ad un ossimoro che fa spettacolo: il maschio civilizzatissimo e le sue deiezioni maschili.
Un uomo nudo si alza da letto la mattina e percorre stanze e corridoi, indifferente alla voce femminile che parla disperata nella sua segreteria telefonica mendicando affetto.
Il suo corpo maschile sembra uscito da una rivista porno, la sua nudità da palestra è piuttosto ripugnante che attraente. Si muove meccanicamente e va in bagno dove compie il rito della minzione con lo stesso impegno con cui adempirà per tutto il film al rito della masturbazione, e forse più che di rito si potrebbe parlare quasi di un compito.
In questo film assistiamo ad un accostamento con gli aspetti più bassi della fisicità da parte di un impiegato, freddo ed elegante, che si presenta impeccabile al lavoro dopo notti di tregenda.
Si tratta di un civilizzatissimo uomo a due facce, anche sessualmente ambiguo, ammesso che abbia una sessualità.
Accanto a lui una sorella opposta, che lo rimprovera già con la sua semplice presenza fisica, così calda da amica-sorella-amante: una sorta di Lolita cresciuta che offre la fisicità alla musica cantando New York, New York allo stesso modo in cui ci si allunga dolcemente in un letto o in una vasca da bagno.
Non c’è riscatto per questo eroe della postmodernità. Lui semina morte dove tocca: la sorella si svena, l’allegra collega d’ufficio si rattrista in sua compagnia, le sue avventure amorose non sono altro che un prolungamento della sua attività masturbatoria.
Nel suo volto non c’è traccia di pentimento, malgrado le lacrime e la disperazione che ogni tanto lo assale, non c’è catarsi, e quella sorta di criptica immagine finale del particolare della mano femminile senza fede nuziale che lo invita a seguirlo funziona solo come un suggello finale di un’opera che viene contrabbandata dalla critica come un film dalla complessa problematica sessuale e invece si tratta di un film di deiezione, dove in effetti né la donna né l’omosessuale perverso rappresentano una deriva per il protagonista mentre l’universo masturbatorio in cui affonda denota la sua nullità sociale, la sua totale inconsistenza umana.
Fassbender sembra si muova senza aver capito niente del suo personaggio.
Si tratta di un film senza capo né coda che ti lascia piuttosto infastidito.
SHAME
REGIA: Steve Mcqueen (II)
SCENEGGIATURA: Abi Morgan, Steve Mcqueen (II)
ATTORI: Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware, Elizabeth Masucci, Robert Montano, Lucy Walters, Mari-Ange Ramirez, Alex Manette
Ruoli ed Interpreti
FOTOGRAFIA: Sean Bobbitt
MONTAGGIO: Joe Walker
MUSICHE: Harry Escott
PRODUZIONE: See-Saw Films, See Saw Films, Film4
DISTRIBUZIONE: BIM
PAESE: Gran Bretagna 2011
DURATA: 101 Min