“Di mestiere faccio il paesologo” di Andrea D’Ambrosio

di Mimmo Mastrangelo

Cartonato_E’ lo scrittore più comico che esista”. Non so se questo che ha scritto Marco Belpoliti sia vero. Certo è: tra le cose serie (anzi serissime) che fa e scrive Franco Arminio c’è anche lo “sfruculiamento”, l’importuno benevolmente ironico verso la gente che conosce nel suo peregrinare senza sosta tra i paesi.

Maestro elementare (part-time), poeta, scrittore, giornalista, documentarista ma Franco Arminio è soprattutto il paesologo. Il paesologo? E che fa un paesologo? Di cosa si occupa, che studia ? Per saperlo basta leggere gli articoli di Arminio, i suoi libri, o scoprirlo attraverso l’ultimo lavoro del regista Andrea D’Ambrosio “Di mestiere faccio il paesologo”.

Un documentario su un tour di Arminio in alcuni centri dell’entroterra Irpina, Lucana e Pugliese che stanno via via spopolandosi, portandosi dietro il presagio della definitiva scomparsa. Eppure, secondo Arminio – che è nato e vive a Bisaccia, in provincia di Avellino – in questi posti si può trovare ancora quello che non c’è più nei grandi agglomerati, i paesi che visita sono teatri dove si “danno convegno Dio, la poesia e la morte perché altrove non li vogliono”, qui abitano uomini e donne, vecchi in prevalenza di cui nessuno parla o si interessa, a meno che non accada un terremoto o altra calamità naturale.

Qui, però, si possono trovare le solitudini più vere, i talenti più repressi, qui nasce e regna sovrana la paesologia, la scienza di Arminio che rivolge attenzione ad un’ umanità dimenticata e studia i paesi partendo dal principio che ogni piccola comunità con il suo nucleo urbano, la sua gente è diversa da qualsiasi altra.

Il prologo del film di D’Ambrosio adagia sullo schermo le parole del nostro paesologo: “Quasi tutti i giorni vado in giro per paesi, vado a vedere che aria tira, a che punto è la loro salute e la loro malattia, ma alla fine è il paese che mi vede mi dice qualcosa di me che nessuno sa dirmi”.

Bisaccia, Caivano, Lioni, Calitri, Senerchia, Santomenna, Trevico, Muro Lucano e tutti gli altri paesi in cui passa Armino, dunque, diventano per lui degli sguardi, delle visioni dal di dentro, quasi una sorta di terapia per rinfrancare l’anima. Ne è infatuato Arminio di questi posti, si fa fratello acquisito di tutti i vecchi, le persone dall’aria scomposta che incontra nei bar, nei vicoli, nelle piazze. Osserva, scruta Arminio quel cinema naturale che è un paese, nel quale – dice lui – vi si può entrare quando si vuole senza bussare, lo si può trovare vuoto e desolato, ma un saluto o un sorriso alla fine nelle sue stradine si riesce a strapparlo puntualmente. I paesi e i loro paesaggi sono avamposti rotti da un silenzio che è insieme suono e fragranza, e Arminio ama questi teatri quanto meno sono imbellettati e più dirupati. Nella pietra, nelle mura che si sbriciolano dei centri storici lui ci vede regalità e imponenza a fronte del freddo cemento delle abitazioni, degli osceni palazzi costruiti anche qui negli ultimi decenni.

E’ moribondo e rassegnato questo piccolo mondo di Arminio o, forse è già morto come sembra svelarsi dalle immagini di Andrea D’Ambrosio. E ciononostante dalla scomparsa si è già alla rinascita, è tra questi grappoli di case e pugno di abitanti che si dovrà cercare l’Italia del domani.

E da queste minute e perdute comunità che la voce di Arminio sembra volerci indicare un vicolo, una direzione da cui dover ripartire. E ritrovare noi stessi. Il documentario di Andrea Ambrosio ( suo “Biutiful Cauntri” il film più vero sul grande affare dei rifiuti della Campania ) è uscito in dvd per Derive Approdi accompagnato dalla raccolte di poesie, sempre di Arminio, “Le vacche erano vacche e gli uomini farfalle”.

DI MESTIERE FACCIO IL PAESOLOGO

Regia Andrea D’Ambrosio

Con Franco Arminio

Prodotto Cesare Apolito

Fotografia Luca Alzani

Montaggio Marco Chimenti

Musica Paranza Vibes

Produzione Lama Film

Durata  60’


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