L’albero di Julie Bertuccelli

albero

di Gianni Quilici

L’idea di partenza c’è, come pure ci sono gli interpreti e forse anche la messa in scena. Manca la scrittura. Il film cede al sentimentalismo, quando invece dovrebbe farsi complesso.

L’inizio sereno annuncia la tragedia: l’uomo in macchina, tornando a casa con la figlia bambina, ha un infarto e va a finire contro un enorme albero, a lato della sua casa. La figlia trova conforto identificandosi con l’albero, che diventa il padre con cui colloquiare. Per la moglie è una tragedia, ma poi un incontro casuale accende la fiamma, un nuovo amore.

Qui il film sbocca nel fotoromanzo. Convenzionale è il nuovo amore rappresentato nel piacere condiviso di un reciproco sguardo, di un morbido colloquiare. Bello e gentile lui, bella e gentile lei. Andrebbe bene comunque. Un amore nasce spesso chimicamente, come un fotoromanzo dunque, se andasse poi oltre.

Ed invece scoppia un conflitto: l’enorme meraviglioso albero va abbattuto, perché le ramificatissime radici provocano danni alla casa. La bambina non vuole, per ragioni inconsapevolmente psicanalitiche, mentre l’uomo si appresta ad abbatterlo. Di fronte a questo dilemma la donna sceglie l’albero, cioè la figlia, e taglia il rapporto con l’uomo.

Esisteva un’altra soluzione? Certo. La donna doveva avvicinarsi alle ragioni della figlia, ma anche alle ragioni per cui questo uomo le piace. Fare un percorso con loro, che eliminasse (o cercasse comunque di superare) il conflitto.

La scelta è, invece, emotiva, è una scelta di tipo materno, con la quale la regista, Julie Bertuccelli, e la sceneggiatrice si identificano o che almeno fanno loro. Ed è una scelta che, pure subendola, l’uomo accetta. Il risultato è nel profondo paradossale: l’incontro tra queste tre persone, la bimba, l’uomo e la donna, è un incontro tra fantasmi. Nessuno capisce o si sforza di capire l’altro. A parte la bimba che non ne ha la possibilità, i due protagonisti adulti non arrivano a comunicarci il “chi sono, chi sei, chi siamo”.

Tuttavia il film ha una superficie sincera e gradevole, che può piacere al pubblico cosiddetto medio, come abbiamo constatato (il Circolo del cinema di Lucca), proiettandolo e facendolo votare, perchè fa scattare l’identificazione.

Charlotte Gainsburg è, come al solito brava, Morgana Davies, la bambina, è più convincente, perché ha un personaggio più riuscito.

L’ALBERO

TITOLO ORIGINALE: L’Arbre

REGIA: Julie Bertucelli

CAST: Morgana Davies, Marton Csokas, Charlotte Gainsbourg

ANNO DI PRODUZIONE: 2010

NAZIONE: Francia

SITO UFFICIALE: http://www.videa-cde.it/_lalbero/

ANNO DI DISTRIBUZIONE: 2011

DURATA: 100 minuti


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