“Pina” di Wim Wenders

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di Gianni Quilici

Non una recensione. Un’impressione. Non conosco Pina Bausch, né il Tanztheather  Wuppertal. Non ho mai seguito davvero la danza.

Da profano, però, ho trovato Pina un film in cui musica e danza, teatro e cinema si fondono armoniosamente e talvolta magicamente.

Nel teatro-danza del Tanztheather ho visto non solo armonia e eleganza, ma soprattutto quella carica di energia che inventa figure psichiche, sottili proiezioni dell’esistenza, che lottano contro gli ostacoli, gli imbrigliamenti e le impossibilità, ma che, proprio per questo, cercano se stessi in un inesauribile desiderio di trascendenza. Lo spazio scenografico mai è decorativo e spesso entra in gioco la materia come ostacolo, ma anche come rigenerazione: l’acqua e la roccia, la montagna e la città.

La cinepresa di Wenders si incontra con la danza e la esalta, senza la piattezza di una banale registrazione. L’uso del 3D, infatti, ci proietta all’interno della scena, ce la fa vivere emotivamente da vicino per operare poi stacchi netti: l’inquadratura totale della scena, che ci fa ridiventare spettatori distaccati, che devono scegliere il modo in cui guardare e il suo senso.

C’è in questa rappresentazione sempre la bellezza quasi astratta dei corpi-volti dei danzatori e danzatrici, giovani, meno giovani, giovanissimi, chesfuggono ad un ruolo preciso, in nome di una simbolica misteriosità. Questi di volta in volta si presentano anche in primo piano e ci guardano, mentre la loro voce fuori campo ci parla, in una sorta di espressività al quadrato: per i loro volti, per le loro parole, che hanno una loro bellezza specifica e, che se pur separata, tuttavia si incontra.

Pina Bausch, attraverso loro, la loro danza, le loro parole, diventa la protagonista centrale. Tanto più protagonista quanto più invisibile, tanto più amata da loro, quanto più misteriosa per tutti. Anche per Wenders,che così la ricorda:

La ricordo come una donna misterisoa,molto timida davanti al mondo. Non parlava di sé ma in privato era calda, gentile e aperta. Non voleva che si facessero suo biografie: Pina si sentiva indegna di attenzioni. Ma era ed è stata l’unica persona a cui bastava uno sguardo per guararmi dentro, e trafiggermi. Aveva un’intelligenza emotiva eccezionale, il modo in cui sapeva guardare le persone guardandole direttamente nel cuore era unico”. (Anna Maria Pasetti da “Vivilcinema).

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Regia: Wim Wenders

Sceneggiatura: Wim Wenders

Interpreti: Pina Bausch, Regina Advento, Malou Airaudo, Ruth Amarante, Jorge Puerta, Rainer Behr, Andrey Berezin, Damiano Ottavio Bigi, Bénédicte Billet, Ales Cucek

Montaggio: Toni Froschhammer

Fotografia: Hélène Louvart, Jörg Widmer

Scenografia: Péter Pabst

Costumi: Rolf Börzik, Marion Cito

Musiche: Thom

Origine/Anno: Germania – 2011

Durata: 103 min.


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