di Riccardo Dalle Luche
Sullo sfondo di una didattica ricostruzione di come la gente comune ha vissuto in Emilia la Seconda Guerra Mondiale, Pupi Avati dipana la tragica storia di un padre che apparentemente si rovina per accondiscendere le pretese dell’unica figlia bruttina e, soprattutto, psicotica. La ragazza uccide senza pietà l’amica del cuore per timore che le porti via un ragazzo che, su pressione del padre, aveva mostrato qualche interesse per lei. Il padre perde il lavoro e abbandona la bella moglie nelle braccia di un amico pur di seguire le vicende manicomiali della figlia. Tuttavia, quando tutto sembra perduto e la vicenda si avvia alla tragedia, l’ironia di Avati fa intervenire un brusco viraggio di 180 gradi delle sorti dei protagonisti: dopo la guerra padre e figlia saranno tra i pochi, oltre a sopravvivere, a recuperare il loro ideale equilibrio interiore. Giovanna, grazie all’invenzione degli psicofarmaci, riuscirà perfino a vivere una vita decorosa accanto all’amato padre e, perfino, a riunire la famiglia.
Se il film ha grossi meriti registici, interpretativi e storico-ricostruttivi, è proprio questo colpo d’ala della sceneggiatura a rendercelo particolarmente gradito, come già successe, nel cinema di Avati, con Regalo di Natale. L’etica della dedizione irrazionale ed estrema una volta tanto viene premiata mentre i “normali”, belli, razionali e opportunisti, sono puniti dal destino.
Non arrendersi mai ed attendere che il mondo cambi (e più o meno lentamente il mondo cambia sempre) è una ricetta valida per la vita come per il cinema italiano.
IL PAPA’ DI GIOVANNA
Regia: Pupi Avati
soggetto: Pupi Avati
sceneggiatura: Pupi Avati Antonio Avati
interpreti: Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Caterina Rohrwacher, Serena Grandi
musiche: Riz Ortolani
montaggio: Amedeo Salfa
costumi: Mario Carlini Francesco Crivellini
scenografia: Giuliano Pannuti
fotografia: Pasquale Rachini
aiuto regista: Roberto Farina
produttore: Antonio Avati
Anno di produzione: 2008
Durata: 104′
roberto costa said,
Marzo 20, 2009 @ 10:38Il cinema italiano invece si è arreso da un bel pezzo (con qualche eccezione naturalmente), così, per gustarsi due signori interpreti come Orlando e la Rohrwacher, ci tocca sorbirci questo prodottino confezionato bene, ma poi neanche troppo, se è vero che ogni tanto (troppo) sbucano dallo schermo preoccupanti personaggi quali Ezio Greggio e Serena Grandi (ma anche la Neri non scherza!) (si sa, il nostro è un cinema anche di grandi caratteristi…), che però (forse) paradossalmente ci fanno sperare per un attimo di aver sbagliato sala e che il cinema italiano stia da un’altra parte.