“Tomboy” di Céline Sciamma

Tomboy 05.2

di Susanna Pellis

In inglese, a tomboy è una ragazzina che si veste e si comporta come un maschio, e predilige attività e giochi generalmente considerati maschili. Nel film di Céline Sciamma, lei si chiama Laure, ha dieci anni, si è appena trasferita con la famiglia in un altro quartiere della periferia parigina. Capelli corti e pantaloncini, Laure è brava a calcio, energica e coraggiosa. Ai nuovi amici decide che è più semplice presentarsi direttamente come Mickäel. Non c’è motivo che non le credano; almeno finché dura l’estate…
Autrice giovane e di talento, Sciamma non cade nell’equivoco di confondere l’identità di genere con quella sessuale, perché Laure non è un maschio mancato (per questo tomboy e non, in francese, garçon manqué); è  – invece – una femmina non omologata, non prevista, il cui comportamento non corrisponde alle aspettative degli altri. Di tutto questo però, nel passaggio fra infanzia e adolescenza, Laure non è certo consapevole, e si lascia guidare dall’istinto e dalla confusione dei desideri.

Il soggetto è inconsueto, e senz’altro rischioso. Eppure Tomboy ha una delicatezza d’osservazione davvero non comune, e un’eloquenza profonda soprattutto quando (assai spesso)  non si serve di parole. Tutte le scelte sono impeccabili, a iniziare dal casting, che indovina una protagonista di luminosa androginia (Zoé Héran: si capisce che, trovata lei, la regista si sia sentita sicura della riuscita del film); le contende gagliardamente la scena la sorellina Jeanne (Malonn Lévana), la quale – pur preparandosi a diventare tutt’altro tipo di femmina – è l’unica vera complice di Laure, la sola che per volerle bene non ha bisogno di prenderla per quella che non è.
In un film a basso costo che segue un’estate di tuffi, lotte e partite di pallone, una soluzione di regia non scontata è anche quella di evitare la camera a spalla: così, nelle inquadrature stabili, l’obiettivo ha il tempo di soffermarsi sui silenzi e sulle titubanze dell’età infantile, di mettere a fuoco il tumulto di sentimenti di una bambina che a dieci anni deve già lottare per non essere portata troppo lontana da se stessa.

Un film piccolo e pregiato, nel corso del quale qualcuno potrà imparare che le differenze fra maschile e femminile non sono mai innate; e che sono sempre gli adulti a rovinare i bambini. Magari è proprio per questo che guardando Tomboy si teme a lungo una resa finale. Ma Celine Sciamma è tenace quanto la protagonista, e non cede nemmeno in chiusura: lascia i grandi fuori campo, e lascia Laure a godersi un ultimo scampolo d’estate.

TOMBOY-manifesto small

Tomboy (Francia, 2011 – 82′)
Regia e sceneggiatura Céline Sciamma
Interpreti Zoé Héran, Malonn Lévana, Jeanne Disson, Sophie Cattani, Mathieu Demy
Fotografia Crystel Fournier
Montaggio Julien Lacheray
Scenografia Thomas Grézaud
Casting Christel Baras
Prodotto da Bénédicte Couvreur/Hold Up Films & Productions
Distribuzione Teodora Film

Mary said,

Ottobre 13, 2011 @ 23:04

La recensione è molto bella, la condivido pienamente, aggiungo solo “da vedere”

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