“Il giardino della speranza” di Antonello Faretta

di Mimmo Mastrangelo

ilgiardinodellasperanza_01Lo spostamento della digital-video procede in avanti, il suo occhio pedina i passi di un volatile sul selciato. E mentre altri volatili si parano davanti all’obbiettivo della digital-video, arriva l’annuncio (drammatico) della voce fuori campo che una infiammazione al sistema nervoso colpisce nel mondo circa due milioni di persone. Si tratta di una delle malattie più gravi, attacca il midollo spinale e il cervello, la sua genesi non è stata ancora individuata dai laboratori della ricerca, ha effetti compromettenti di natura fisica, sociale, psichica.

E’ il prologo di “The garden of hope” (Il giardino della speranza), ultimo cortometraggio (ventitre minuti) di Antonello Faretta, che l’ha prodotto lo scorso anno con la sua Noeltan Film Studio nel contesto di Arte in Transito: Paesaggio Urbano e Arte Contemporanea. Il corto è già passato al prestigioso Film Festival di Rotterdam, al Frontdoc-Best-Film e, di recente, al Festival Hotdocs di Toronto, tali vetrine possono essere un buon biglietto da visita per apprezzare (a scatola chiusa) il lavoro del filmaker potentino, ma Faretta non è la prima volta che calca scenari internazionali, già altre sue opere (vedi su tutti “Nine Poems in Basilicata” con il poeta-beat di lontani origini lucane Jon Giorno) erano state selezionate a festival e rassegne internazionali.

Dopo il prologo in bianco e nero di cui sopra, nel “Giardino della speranza” irrompe il colore delle immagini, ancora qualche altra veloce informazione sulla malattia e poi si passa a conoscere l’unico protagonista, Marco Lopomo, un giovane musicista potentino affetto da anni di sclerosi multipla (ecco svelato il nome della malattia) il quale, nel prosieguo delle sequenze, spogliandosi di ogni possibile reticenza, si mostra al pubblico, con pudore sbatte davanti allo spettatore il suo dramma, la sofferenza, lo stato irreversibile della malattia.

Ma la cruda realtà di Marco di vivere un’esistenza a metà, tra terapie quotidiane, medicine, ostacoli, barriere non fermano in lui il desiderio di sognare, immaginare, pensare, amare, di coltivare passioni. Di continuare ad essere, nonostante tutto, ancora una persona normale.

“Il giardino della speranza” – come riportano le note del regista – è quella dimensione intima presente in tutti noi, dove coltiviamo i fiori della forza dell’amore e della grazia per resistere alle dure prove della vita…” Un film “dedicato a tutte queste persone che soffrono, che vivono in un limbo sospesi tra una vita e l’altra, a tutti questi meravigliosi autori senza voce”.

Ma il corto di Faretta oltre ad insistere sulla voglia di un giovane uomo a stare in piedi a tutti i costi, a sfidare l’affaticamento fisico (e non solo), non disdegna i tratti tutti di una filmcità poca propensa ad obbedire ai soliti flussi di sguardi già visti, già consumati e digeriti, che scorrono sul velluto e mai deviare verso un corridoio dell’azzardo.

A volte solo poche sequenze possono fare un film, un film riuscito. Tant’è: le immagini quasi in “rallenti” dei movimenti in acqua fanno riemergere in superficie una visione che di alza sopra la media e riaffiorare – se si vuole – il ricordo di quella splendida perfomance del nuotatore firmata Studio Azzurro.

Il Giardino della Speranza

Regia: Antonello Faretta

con: Marco Lopomo

soggetto: Antonello Faretta

sceneggiatura: Antonello Faretta

musiche: Alan Vega, This Mortal Coil

montaggio: Antonello Faretta

fotografia: Antonello Faretta

suono: Antonello Faretta

produttore: Adriana Bruno

Camera: Antonello Faretta

Produttore Esecutivo: Antonio Bruno

Anno di produzione: 2010

Durata: 23′

Tipologia: documentario

Paese: Italia

Produzione: Noeltan Film Studio

Formato di ripresa: HDV e Super 8

Formato di proiezione: Digibeta Pal Stereo, colore e bianco/nero


Lascia un commento