“Control” di Anton Corbijn

di Simona Cappellini

control“When routine bites hard

And ambitions are low

And resentment rides high

But emotions won’t grow

And we’re changing our ways, taking different roads

Than love, love will tear usapart, again”



Control è una biografia su Ian Curtis, leader carismatico del gruppo post-punk Joy Division, tratta dal libro Touching from a Distance di Deborah Curtis, moglie del cantante e co-produttrice stessa del film. Sicuramente per questo motivo il film è soprattutto incentrato sul rapporto travagliato della coppia e sulla relazione di Curtis con la belga Annick Honoré, lasciando minor spazio all’aspetto artistico e interrogativi sospesi sul disequilibrio esistenziale del cantante.

Ma anche restando sulla superficie l’autore riesce perfettamente nell’intento di dipingere con pochi tratti sobri e decisi la cifra intimista di un artista autentico, intrappolato tra il proprio sogno poetico e l’impossibilità dell’esistenza reale. Control è un film che fa male, che trasmette il disagio senza cadere nella trappola del banale martirio artistico come semplice causa-effetto. Siamo lontani dalla mitizzazione degli eccessi del genere “Sex & drogues & rock & roll”. Corbijn (fotografo, oltre a regista, che seguì personalmente i Joy Division negli ultimi mesi della loro carriera) riesce ad essere enigmatico e commovente, alla maniera forse delle stesse canzoni dei Joy Division, raccontando, senza rivelare, un ritratto introspettivo e un’istantanea di un periodo musicale al tempo stesso.

Una vita bruciata troppo in fretta – il matrimonio a 19 anni, un figlio a 22, la diagnosi di epilessia –una vulnerabilità poetica che parte dalla lettura di autori quali Burroughs, Ballard e Wordsworth, oltre alle aspettative sempre crescenti del pubblico, portano Ian Curtis alla rapida perdita di controllo: della propria vita, delle relazioni, della musica stessa. Ian è Ian solo sul palco, dove non c’è controllo, dove può dare tutto se stesso, intensamente e smisuratamente, con estasi e sofferenza, perché la musica, come lui stesso dichiara, non è solo gioia. Frasi come “I remember when we were young” (refrain di “Insight”) e “Love will tear us apart” diventano il simbolo di un destino già scritto nei testi stessi delle canzoni.

L’ambientazione periferica e miserevole di una cittadina fuori Manchester, Macclesfield, dove costruzioni grigie si impongono come una natura morta palpabile e opprimente, e il periodo rock fiorente che vedeva l’emergere di artisti quali David Bowie, Lou Reed, Iggy Pop, The Clash, Sex Pistols e molti altri, fanno da sfondo alla storia, regalando un’Atmosphere nostalgica e irresistibilmente very British.

Un film che rende anche grazie alla tecnica satinata del bianco e nero, alla fotografia ineccepibile e alla bravura di Sam Riley che riesce a incarnare il personaggio pienamente, ma soprattutto grazie alla musica, disarmante e travolgente, di un gruppo che resterà comunque una tappa fondamentale dell’immaginario rock contemporaneo. Un film meritevole dei molti premi ottenuti, che offre allo spettatore un indubbio e amaro, Unknown pleasure.

Control – di Anton Corbijn. Con Sam Riley, Samantha Morton, Alexandra Maria Lara, Joe Anderson, James Anthony Pearson b/n durata 122 min. – USA 2007.

Carine said,

Maggio 11, 2011 @ 00:31

Il film in effetti mi ha trasmesso un certo “disagio”..
grande interpretazione di Sam Riley…

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