di Riccardo Dalle Luche
Chi ha seguito il percorso di Nanni Moretti fin dall’inizio si stupisce in primo luogo del grande battage pubblicitario e l’imponente impegno distributivo che ha trasformato questo esercizio d’autore in un’operazione commerciale in grande stile, sfruttando anche con furbizia l’ambiguità del tema.
Si parla infatti dell’elezione di un nuovo Papa inetto al suo ruolo e per la prima volta, nella finzione cinematografica, vediamo in soggettiva e dall’interno di un Vaticano miracolosamente ricostruito a Palazzo Farnese ed utilizzando e manipolando immagini di repertorio, ciò che normalmente conosciamo solo dopo un drastico filtro mediatico.
Ma i riferimenti ai rituali del conclave e agli imbarazzi della Chiesa di fronte alla mancata assunzione del ruolo pontificale non sono che una facciata ed un apparenza. Il film parla soprattutto, come spesso succede nei film di Moretti, di una vicenda che un tempo avremmo detto “nevrotica”, cioè l’apparire di una fobia sociale, i bizzarri tentativi di trattamento, la sua analisi operata dalla vita stessa piuttosto che dai terapeuti. Ad un livello ulteriore, questa fobia è fondamentalmente quella del panico dell’attore ad entrare in scena, attraverso una serie di rimandi di sceneggiatura che è difficile qui riassumere e che si compenetrano l’uno nell’altro in una complessa mise in abîme. Se il problema dell’apparire in pubblico dev’essere ben conosciuto da Moretti per essere così ben rappresentato, il ruolo che l’autore si ritaglia come attore è quello di uno psicoterapeuta narcisista che va incontro, come il Papa che dovrebbe curare, ad una regressione infantile, trascinando con sé l’intero conclave, sullo sfondo di una separazione dalla moglie, psicoterapeuta lei stessa, che teorizza ma anche pratica attivamente la questione del “deficit di accudimento”.
Nel complesso il film, sotto la scorza di humour noir surrealista, è una riflessione amara sull’identità di ruolo cui non sfugge neppure quello che, per scelta divina, dovrebbe essere il suo successore sulla Terra. Michel Piccoli, l’ultimo grande sopravvissuto di una irripetibile generazione di attori, offre una interpretazione esemplare e spettacolare, prendendo quasi interamente la scena ad una peraltro rimarchevole serie di personaggi minori, ben evidenziabili e individuabili.
HABEMUS PAPAM
REGIA: Nanni Moretti
SCENEGGIATURA: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Federica Pontremoli
ATTORI: Nanni Moretti, Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy, Franco Graziosi, Cecilia Dazzi, Leonardo Della Bianca, Camillo Milli, Roberto Nobile, Gianluca Gobbi, Manuela Mandracchia, Rossana Mortara, Teco Celio, Roberto De Francesco, Camilla Ridolfi, Lucia Mascino, Ulrich Von Dobschutz, Giovanni Ludeno, Francesco Lagi
FOTOGRAFIA: Alessandro Pesci
MONTAGGIO: Esmeralda Calabria
MUSICHE: Franco Piersanti
PRODUZIONE: Sacher Film, Fandango, in associazione con Le Pacte
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia 2011
GENERE: Commedia, Drammatico
DURATA: 104 Min
FORMATO: Colore
è un’ottima notizia il fatto che un film d’autore, oserei dire di nicchia visto che lo stile è tutt’altro che accomodante, venga distribuito come un blockbuster anche se dubito che possa piacere a chi lo vada a vedere solo per curiosità. Comunque bravo Moretti, capace di fare opere davvero autoriali e provocatorie nel senso positivo del termine.
RSS feed for comments on this post · TrackBack URI
Mary said,
Aprile 28, 2011 @ 19:26forse interessante…l’articolo è interessante!