di Mimmo Mastrangelo
Le mostre, i cataloghi delle foto di un set cinematografico di consueto vengono proposti come dei diari di lavorazione di un film. L’occhio del fotografo immortala il regista che dà le direttive, gli attori in scena o nei momenti di pausa, ma da quegli scatti, spesso, si può scoprire quanto sia nutrito il cantiere-lavoro del cinema, pullulante di professionalità: dal direttore della fotografia agli scenografi, dagli aiuti registi ai truccatori, dagli elettricisti alle comparse.
Si presenta, invece, diverso il volume-catalogo sull’ultimo (e maestoso) lavoro di Mario Martone che è uscito per il Castoro ed accompagna la mostra “Noi credevamo” in corso fino alla prossima metà di maggio al Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Il libro è discorde alla collana in quanto i fermo-immagini pubblicati (ed esposti) sono sequenze del film, scaricate dalla macchina da presa in digitale ad alta definizione del direttore della fotografia Renato Berta. Le centosettanta immagini ripassano le fasi salienti dei quattro lunghi episodi del film, ma punteggiano pure l’intensa ed articolata resa estetica, ad iniziare dalla scelta di differenzazione della luce degli ambienti (il sole del Cilento fa da contrasto alla nebbia del Cilento) ai riferimenti pittorici del tempo, ai rimandi filmici del Gattopardo, Senso, Viva l’Italia.
Solo gli intensi ritratti dei protagonisti (Luigi Lo Cascio, Luca Zingaretti, Toni Servillo Valerio Binasco, Fiona Shaw..) non sono fotogrammi ma clic di Marco Piovanotto, Giuseppe Cucco, Roberto Benetti, Daniele Trevisi e Franco Bellomo.
Nei contributi scritti del volume troviamo interviste di Lorenzo Codelli a Mario Martone, Renato Berta, Luigi Lo Cascio, allo scrittore (e cosceneggiatore) Giancarlo De Cataldo e al produttore Carlo Degli. La prefazione è del critico e direttore del Museo del Cinema di Torino Alberto Barbera, il quale elogia senza riserve la grandezza del lavoro del regista napoletano.
“Bisogna risalire di qualche decennio – scrive Barbera – per trovare un altro film italiano capace di coniugare, in maniera altrettanto compiuta ed esteticamente convincente, l’efficacia della ricostruzione storica, la lucidità nel ribaltare i luoghi comuni che hanno accompagnato la nostra formazione civile e sociale, la piena e a tratti persino sorprendente capacità di condurre un discorso sul passato che si riverbera e riflette nel nostro presente, la felicissima intuizione creativa che consente a Martone di coniugare la complessità della riflessione con un racconto di rara potenza espressiva e una direzione di attori ed esemplare”. A
gli encomi di Barbera si uniscono in appendice i giudizi positivi delle recensioni uscite sulle principali testate nazionali (e non solo ). Unanimi elogi per un’opera corale, difficile, tormentata, coraggiosa, radicale, realistica e – diciamolo pure – intensamente politica. “
Noi credevamo” è cinematografia del pensiero nonché l’ affresco di un’Italia che doveva farsi e che non si è realizzata, un racconto storico di una sconfitta in cui il passato non sa scindersi dal presente. “Noi credevamo” è la dialettica di un punto di vista secondo cui non tutto è finito, anzi – come ammette lo stesso Mario Martone – è tutto da cominciare.
“Noi credevamo: il Risorgimento secondo Martone” a cura di Alberto Barbera. Edizione Il Castoro. Pag. 230. Euro 25,00.
Il volume accompagna la mostra che porta lo stesso titolo del libro e si è tenuta al museo del cinema di Torino.