“I ragazzi stanno bene” di Lisa Cholodenko

di Nino Muzzi

TheKidsAreAllRight

Un tempo si diceva che essere omosessuale significa avere il coraggio d’infrangere dei pregiudizi, primo fra tutti quello della eterosessualità necessaria alla procreazione.

Lo stesso Thomas Mann, omosessuale nascosto nelle pieghe del perbenismo alto-borghese, ebbe a dire nella sua Lettera sul Matrimonio che l’amore di Gustav von Aschenbach per il giovane Tazio nella Morte a Venezia doveva essere condannato in quanto sterile, incapace di fondare una famiglia.

Non è proprio il caso del film I ragazzi stanno bene percorso da cima a fondo dalla presenza del volto trasparente di Julianne Moore, più smorfiosa che brava, direi, questa volta, ma bella e inaccostabile come sempre.

Un film non creduto fino in fondo e fino in fondo sorretto da alcune bugie buoniste, del tipo: tenero barbudo, il maschio, crudeli comanderine o sottomesse frustrate, le femmine, ma soprattutto: salviamo il meccanismo familiare in nome dei figli, più saggi e più maturi delle loro madri.

E’ assente ogni erotismo, e qui casca l’asino.

Infatti se un rimprovero storico muove dalla sponda dell’omosessualità verso la sponda del matrimonio etero-borghese è proprio quello per cui nel matrimonio etero-borghese l’amore si trasforma in amicizia e l’eros svanisce dopo la prima notte di nozze, mentre sulla sponda omosessuale l’eros e l’innamoramento continuo (con relativi intrecci e tradimenti) sono elementi centrali e permanenti del rapporto.

L’omosessuale, infatti, al di là delle definizioni tautologiche, si configura(va) come qualcuno che pone(va) l’amore al centro della propria vita in una società a forte repressione sessuale come la nostra.

In questo film non si direbbe…

In effetti tutto l’eros lesbico viene banalizzato il pratiche e video porno. Una sola occasione viene offerta al pubblico d’indagare un momento di “costruzione di un dialogo saffico”, quando Julianne Moore aspetta, invano, l’arrivo dell’amica nella vasca da bagno. Invano, ahimè, perché l’impegno professionale dell’amica (medico) prevale sul desiderio d’amore, esattamente come in una coppia etero, dove il partner maschile fa prevalere sull’eros gl’impegni di lavoro.

Questo film ci appare come una codifica molto ideologica di quella tendenza a normalizzare, normalizzare, normalizzare i rapporti omosessuali, spuntandone ogni aspetto critico verso la società etero-maschilista.

Sono lontane ormai, come quadri di Géricault, quelle immagini degli anni ottanta di omosessuali abbracciati nei letti d’ospedale, malati terminali di AIDS con l’amato vicino, disperato, in attesa della morte.

Oggi c’è la coppietta gay, amatissima da parte di tutto il vicinato, immersa nel buonismo del giardinaggio quotidiano, adottiva di figli della banca del seme, normativa quanto e più della famiglia etero e proiettata verso un riconoscimento sociale assoluto.

Le sacrosante battaglie per i DICO hanno appannato l’iniziale trasgressione omosessuale e ora il gay non è più capace di produrre arte.

I ragazzi stanno bene (The Kids Are All Right)

REGIA: Lisa Cholodenko

SCENEGGIATURA: Lisa Cholodenko, Stuart Blumberg

ATTORI: Julianne Moore, Annette Bening, Mark Ruffalo, Mia Wasikowska, Josh Hutcherson, Kunal Sharma, Eddie Hassell, Zosia Mamet, Yaya DaCosta, Joaquin Garrido, Rebecca Lawrence, Lisa Eisner, Eric Eisner

Ruoli ed Interpreti

FOTOGRAFIA: Igor Jadue-Lillo

MONTAGGIO: Jeffrey M. Werner

PRODUZIONE: Plum Pictures

DISTRIBUZIONE: Lucky Red

PAESE: Francia, USA 2010

DURATA: 104 Min

Mary said,

Marzo 30, 2011 @ 00:10

sicuramente che c’è un gran senso di “normalizzazione” di tutto
“spuntando ogni aspetto critico verso la società etero-maschilista”.Aggiungerei borghese.
C’è però una sensibilità diversa nel rapporto con i figli verso i quali l’ascolto e il dialogo sono aperti davvero.
L’Arte: è un discorso complesso!

perso già di suo said,

Maggio 1, 2011 @ 15:34

interessante riflessione. Nonostante l’etichetta di film indipendente questo è un film assolutamente convenzionale che normalizza pure la coppia omosessuale, rendendola uguale a una eterosessuale per dimostrare in fondo che le coppie sono tutte uguali. Questo credo che sia il messaggio più importante e l’intento lodevole di un film discreto.

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