di Gianni Quilici
Può riuscire ad essere interessante, addirittura coinvolgente, un documentario su un “hotel”? Certamente quando l’hotel non è un hotel qualsiasi, ma è unico al mondo per la sua storia, per coloro che lo hanno frequentato, e per come lo hanno vissuto.
Nel corso dei quasi centotrenta anni di esistenza, (costruito nel 1883 e utilizzato come hotel a partire dal 1905), il Chelsea Hotel, nel cuore di Manhattan, è divenuto ben presto sinonimo di vita estetica e bohémienne, avendo dato ospitalità ad artisti come Dylan Thomas e Bob Dylan, Janis Joplin e Patti Smith, Stanley Kubrick e Milos Forman, Allen Ginsberg e Gregory Corso, Arthur C. Clark e William Burroughs e così via.
Abel Ferrara riesce a creare un’atmosfera , a farlo diventare luogo simbolico. Un luogo libero, non avendo regole, aperto alle contraddizioni. Questa libertà ha permesso di tutto: eccessi di qualsiasi genere e creatività, amicizie, ma anche suicidi.
Questa atmosfera Ferrara la rappresenta con fluidità visiva, attraversa i suoi corridoi, lancia sguardi sulla metropoli, mescola interviste, che diventano racconti di aneddoti (tragica-divertente la storia raccontata da Milos Forman, mentre la dichiarazione d’amore di Ethan Hawke è una recita d’autore ), alla ricostruzione (recitata) della morte di Nancy Spungen, compagna dell’ex Sex Pistols, Sid Vicious.
Mi ha ricordato il corto di Nanni Moretti The Last Customer: lì una vecchia farmacia di New York sarebbe stata distrutta; qui un prestigioso hotel è in corso di una ristrutturazione, che scaccia i suoi inquilini e la sua antica, disinteressata, fertile vocazione di apertura, di ospitalità, di libertà.
Chelsea on the Rocks
di Abel Ferrara
con Grace Jones; Giancarlo Esposito; Bijou Phillips; Jamie Burke; Christy Scott Cashman; Dennis Hopper; Ethan Hawke; Milos Forman
Stati Uniti, 2008
Durata: 84 min.
DVD
Personalmente non amo troppo i film documento, ma qui è il caso di fare un’eccezione. Un Ferrara terribilmente ispirato ed a proprio agio ci porta davvero dentro a una storia altrimenti così lontana, eppure così vicina.
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Mary said,
Febbraio 8, 2011 @ 21:30bella recensione!