di Maddalena Ferrari
Il film, premio speciale della giuria al festival di Cannes 20010, ricostruisce la misteriosa vicenda, che vede coinvolti sette monaci cistercensi di origine francese, rapiti e uccisi nel 19996 nel corso della vera e propria guerra civile che divampa in quel periodo in Algeria.
Siamo in un villaggio ai piedi dell’Atlante, dove vive una piccola comunità di frati. Essi hanno impostato la loro esistenza sulla base della fede in una religione che è una filosofia etica di pace e di amore, del tutto avulsa da ogni contesto di potere, di separatezza e di contrapposizione nei confronti di elaborazioni ideologiche o confessionali diverse ; fanno gli agricoltori e i pastori, scambiano le loro esperienze con quelle della comunità maghrebina; curano i malati, aiutano i biso gnosi, danno e ricevono consigli, lavorano, pregano; sono amici di tutti e partecipano alla vita sociale degli abitanti.
Con un ritmo pacato, segnato dagli orari fissati dalla regola del monastero, ed un linguaggio scarno, il regista Xavier Beauvois ci fa entrare nella quotidianità di questi uomini, attraverso una selezione di momenti diversi, tra i quali quelli del rito e della preghiera scandiscono un tempo, che, come tutte le cose della loro vita, non appartiene a loro, perché si sono espropriati di tutto, donandolo a Dio.
Eppure affermano la loro identità di individui, quando si rapportano con la realtà esterna, con gli altri, quando parlano, discutono, scelgono.
La loro esistenza è sconvolta dal diffondersi di episodi di terrorismo integralista islamico, che miete vittime tra la popolazione locale, mette a rischio la loro stessa vita e li pone di fronte a dei dilemmi: accettare o no la protezione armata di un governo che giudicano corrotto? Andarsene da lì o rimanere? E chi prende queste decisioni?
Dopo una discussione con il loro superiore, che ha già deciso ( scorrettamente, gli viene fatto capire dagli altri ) di non voler nessuna tutela, ogni frate si assume la responsabilità personale di restare, comunque.
Fino a che vengono attaccati: una prima volta, stranamente, i terroristi sono convinti ad andarsene, chiedendo persino scusa; una seconda volta, invece, gli assalitori costringono i monaci a seguirli, di notte, sotto la neve, su per i monti.
Bellissimo il finale, con questi uomini che, con i loro sai bianchi, ricoperti alla bell’e meglio di vestiario di fortuna, camminano sulla neve fra la boscaglia,nella luce del giorno ormai spuntato, affaticati, fino a sparire al nostro sguardo.
E bellissima anche la sequenza, in cui, intorno a un tavolo, sono ripresi ripetutamente in primo piano, senza dire niente, dopo che hanno preso la decisione di restare: i loro volti, tra la preoccupazione e il dolore (alcuni si commuovono e piangono ) hanno un’espressione intensa e mutevole; sentiamo, improvviso e inaspettato, un brano del “Lago dei cigni” di Ciajkovskij, unica intrusione extradiegetica in una colonna sonora , al di là del parlato, di canti liturgici e musica locale; percepiamo il senso di una vita e di un’identità, ma anche di corporeità e di perdita e ci viene immediatamente al ricordo la chiara affermazione fatta poco prima da uno i loro, sulla volontà di vivere e difendere la propria vita. E’ un momento poetico e commovente, sospeso come la vita di queste persone.
Tutti gli attori si plasmano in modo naturale e intenso alle diverse psicologie; una particolare citazione per Lambert Wilson, che delinea in modo mirabile tutte le sfumature del padre superiore, il personaggio più contraddittorio e complesso del film.
Uomini di Dio (Des hommes et des dieux)
REGIA: Xavier Beauvois
SCENEGGIATURA: Etienne Comar, Xavier Beauvois
ATTORI: Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Sabrina Ouazani, Philippe Laudenbach, Jacques Herlin, Xavier Maly, Jean-Marie Frin, Abdelhafid Metalsi, Olivier Perrier, Adel Bencherif
FOTOGRAFIA: Caroline Champetier
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Francia 2010
DURATA: 120 Min
FORMATO: Colore
Simone said,
Gennaio 24, 2011 @ 17:19Uno dei film più belli dell’anno e una magistrale recensione! Complimenti!