“Irina Palm” di Sam Garbarski

di Roberto Costa

In principio erano l’ipocrisia e la frustrazione sessuale. Poi arrivarono il capitalismo e l’industrializzazione. Risultato: masse di uomini inseriscono il loro membro sessuale in un apposito foro (dopo aver inserito il gettone in un’altra fessura) e dall’altra parte operaie donne agiscono con studiata celerità, garantendo un processo produttivo scorrevole, discreto, efficace. E soprattutto redditizio per il furbo di turno.

A dieci anni di distanza da Full Monty, il cinema inglese torna su un tema ‘caldo’, cercando di analizzare i tabù sessuali della popolazione passando attraverso la problematica socio-economica e/o viceversa. Ma il film di Garbarski non possiede neanche un briciolo della carica ironica e trasgressiva di quello di Cattaneo, adagiandosi fin troppo sullo schema di contrapposizione (o forse analogia?!) ‘mamma-nonna affettuosa/lavoratrice sessuale di successo’.

Volendo scalfire l’immensa ipocrisia della società nei riguardi della sfera sessuale, Irina Palm rischia di cadere nella stessa trappola che cerca di smascherare, come svelano due grosse pecche del film.

Una di tipo narrativo, che rende il tutto piuttosto inverosimile e mieloso: che scoperchiare l’arrugginita botola sessuale di una vedova ultracinquantenne possa riservare delle sorprese non lo mette in dubbio nessuno; ma che la stessa vedova (o la sua mano destra!), con il semplice aiuto di un allusivo pseudonimo, diventi dall’oggi al domani l’idolo del quartiere a luci rosse (scalzando con nonchalance la preeseistente ed esperta manodopera), riesca a guadagnare i soldi per l’operazione del nipote e alla fine s’innamori ricambiata del gestore del porno-shop… ci sembra francamente un po’ troppo.

L’altro difetto (e qui l’autore è ben più consapevole) concerne invece la sfera linguistica: anche stavolta, tanto per cambiare, non si vede un cazzo. Il discorso è vecchio, sullo schermo il membro maschile, il ‘pisello’, come lo chiamano le composte ma pruriginose signore che giocano a carte con la protagonista, è sempre un tabù, tanto più se in erezione. Così si ricorre, per non farlo vedere, a espedienti di vario tipo, interni od esterni all’inquadratura, e il boomerang scagliato contro l’ipocrisia sessuale ritorna, sotto forma di veli e studiati movimenti di cinepresa, con tripla forza al lanciatore, svelandone e annientandone le ipocrite velleità provocatorie.

Fare film sul sesso va bene, ma meglio se ci garantiamo la distribuzione e l’incasso al botteghino: in una sala di Firenze il film ha tenuto oltre due mesi (e in periodo di buonismo natalizio!), forse proprio grazie al curioso ed eccitato passaparola di un pubblico altrettanto sessualmente represso di quello britannico e ancor più invaticanito.

IRINA PALM

Regia: Sam Garbarski
Cast: Marianne Faithfull, Miki Manojlovic, Kevin Bishop, Siobhan Hewlett, Corey Burke, Dorka Gryllus, Steve Kingett, Tim Plester

Produzione: Entre Chien et Loup, Ipso Facto, Liaison Cinématographique, Pallas Film, Samsa Film S.a.r.l.
Distribuzione: Teodora Film
Belgio, Lussemburgo, Gran Bretagna, Germania, Francia 2007
Durata: 103′


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