di Simona Cappellini
Irriverente e visionario come sempre, Werner Herzog conferma la sua vena trasognata con un altro prodotto dei suoi studi sulle ossessioni e i risvolti psicologici umani, che questa volta vede addirittura la produzione di David Lynch, di cui si avverte senza dubbi la presenza.
My son, my son what have ye done, è uno strano thriller basato su una storia realmente accaduta a San Diego nel 1979, quando uno studente/attore di teatro uccise sua madre con una spada. Il titolo del film si ispira infatti alla tragedia greca di Sofocle – Elettra – di cui lo studente recitava in un allestimento teatrale la parte di Oreste, che nella trama greca uccide appunto la madre.
Ma la tragedia – passata o moderna che sia – è solo il pretesto per Herzog per indagare ancora una volta nella follia e negli stati allucinativi di personaggi comuni con passati difficili, nei risvolti di una vita provinciale e dozzinale, nei drammi – quelli veri – nascosti dietro l’apparente tranquillità familiare. Con i suoi fermo immagini, il suo modo di raccontare la violenza senza mai mostrarla, i flashback sognanti, le pennellate surreali e le tante piccole storie nella storia, Herzog ci regala un’ altra inquietante ed emozionante opera in cui ancora una volta sembra sottolineare la sua famosissima teoria secondo cui non sono i suoi personaggi ad essere degli outsider, ma è il resto del mondo ad esserlo. Azzeccatissimi anche i dialoghi, con alcune frasi che trafiggono come spilli – ho pianto spesso ultimamente, ma le lacrime mi escono solo dall’occhio sinistro – che sembrano volutamente fuorviare, mentre è solo un altro modo per rapirci e prenderci in ostaggio, almeno per un’ora della nostra vita.
My son, my son what have ye done, di Werner Herzog, con Willem Dafoe, Michael Shannon, Chloë Sevigny, Brad Dourif, Loretta Devine.
Usa, Germania 2009
Vittorio Toschi said,
Ottobre 21, 2010 @ 00:24Non ho visto il film ma sono molto curioso ed interessato. A Lucca sarà la prima proiezione del prossimo ciclio del Circolo del Cinema il 18 novembre.