di Maddalena Ferrari
Nella sezione dedicata al regista, il festival di Torino ha presentato due documentari su di lui.
Uno, dal titolo Il était une fois… Tess , è di Daniel Ablin e di Serge July e tratta appunto della lavorazione di Tess. Dalle interviste a Roman Polanski stesso, al produttore Claude Berri, agli attori e ad altri protagonisti del progetto, emerge la forte fascinazione esercitata dal romanzo diThomas Hardy e dalla giovane e bellissima Nastassja Kinski sul regista, alla ricerca di una sua dimensione narrativa e figurale, che si scontrerà poi con le esigenze produttive.
Gli attori raccontano e rivivono i loro personaggi. Sequenze del film estrapolate e rinarrate, oltre che commentate, si offrono ad una rilettura a più dimensioni e mostrano come l’edizione che noi spettatori conosciamo è una sintesi sofferta di un disegno interpretativo e creativo, che non ha avuto modo di dispiegarsi con interezza.
L’altro film, di produzione angloamericana, è di Marina Zenovich e si intitola Roman Polanski: wanted and desired. Racconta l’accusa ed il processo che l’artista ha subito per aver avuto rapporti sessuali con una minorenne. In seguito a questo, Polanski lascia gli U.S.A., lasciando sospesa la vicenda giudiziaria, e si rifugia in Francia, dove risiederà da allora stabilmente e riceverà riconoscimenti pubblici di rilievo.
Il documentario accumula documenti, filmati, interviste ai protagonisti dell’epoca, tra cui la ragazza, ormai donna matura, i legali ( la publica accusa, il difensore ), per ricostruire la vicenda; ma non solo: viene delineato un bel ritratto di Polanski, eterno ragazzo, alle prese con eventi ( l’assassinio della moglie Sharon Tate, ad esempio ) o personaggi ( come il giudice del processo, figura ambigua, vanitosa e ambiziosa ), che lo travalicano e lo travolgono tragicamente.
E lui, con quel suo viso appuntito, rimane in una sorta di integrità di persona estroversa ma anche schiva e misteriosa.