di Maddalena Ferrari
A differenza che per il film su Fidel Castro, rigorosamente documentaristico, per questo su George W Bush Oliver Stone sceglie la fiction e, tranne qualche raro inserto, la realtà è ricostruita e i personaggi storici sono interpretati da attori.
La cosa non è di poco conto, se si considera che di storia dei nostri giorni si tratta. La narrazione si svolge secondo canoni ormai fin troppo collaudati: la situazione più recente, che ha lo spazio maggiore, interrotta via via da ampi squarci sul passato.
E’ da questi che si evince l’esistenza di un giovane George quanto mai lontano dalla politica e propenso ad una condotta un po’ fuori dalle regole ( alcool, donne, bravate…).
Arriva poi il momento in cui il nostro imbocca la strada del ravvedimento, anche etico-religioso, ed infine eccoci di fronte alle tappe della carriera politica: prima il sostegno alla campagna elettorale del padre, poi l’impegno in prima persona, che sconta anche una critica alla linea di Bush senior, troppo attento, proprio nei confronti dell’Iraq, alla correttezza dei rapporti internazionali.
Gerge W. Bush giunge così all’elezione a presidente, per due mandati consecutivi, e all’opzione fondamentale della sua amministrazione: la seconda (per gli Stati Uniti ) guerra in Iraq.
Questo è il nucleo del film, di cui Stone cerca di indagare le motivazioni politiche, economico-strtegiche e, per quanto riguarda il personaggio Bush, quelle psicologiche ed esistenziali.
La figura del protagonista è quella di un uomo volitivo, tutto d’un pezzo: una volta convinto di dover fare una cosa, egli va fino in fondo, senza mezze misure. I lunghi dibattiti all’interno dell’amministrazione sull’opportunità o la necessità di attaccare Saddam Hussein, in cui vediamo contrapposte le posizioni del falco Cheney e della colomba Powell, mostrano un Bush sornione, che sembra già sapere quello che vuole fare ed ha solo bisogno di qualche ragione in più a sostegno delle sue intenzioni, o di efficaci parole d’ordine di propaganda, tipo l’ “asse del male”,con cui si identifica il nemico.
Nel complesso, il film di Stone appare poco convincente. Un po’ perché l’immagine dei personaggi reali è quella che, recepita frequentemente dai media, conosciamo bene e ravvisare la somiglianza tra loro e gli attori che li interpretano è un procedimento al tempo stesso meccanico e faticoso.
Poi perché alcuni di loro risultano cinematograficamente deboli, come Bush padre, o Condoleeza Rice.
In terzo luogo, delle ragioni della politica e della guerra di Bush sono sì messi in evidenza interessi economici e strategici, faziosità e opportunismi, ma non la reale complessità, né gli aggrovigliati e non chiariti rapporti con l’11 settembre.
Oliver Stone fa un’operazione di critica politica, che evidentemente non è gradita al potere e questo si riflette sui problemi distributivi che la pellicola ha incontrato; ma non va fino in fondo. E Bush risulta un personaggio, nella sua coerenza, persino simpatico, non si sa quanto in conformità con le intenzioni del regista.
W. di Oliver Stone
George W. Bush Josh Brolin
Laura Bush Elizabeth Banks
George Herbert Walker Bush James Cromwell
Tony Blair Ioan Gruffudd
Barbara Bush Ellen Burstyn
Generale Colin Powell Jeffrey Wright
Karl Rove Toby Jones
Condoleezza Rice Thandie Newton
Donald Rumsfeld Scott Glenn
Dick Cheney Richard Dreyfuss
Musiche Paul Cantelon Atkinson
Sceneggiatura Stanley Weiser, Oliver Stone
Montaggio Julie monroe Shore
Fotografia Phedon Papamichael
Scenografia Derek r. hill Ayers
USA, 120′.