di Maddalena Ferrari
Girato in 17 giorni clandestinamente. Come? Lo racconta lo stesso Ghobadi: “Durante le riprese ero molto preoccupato, non avevamo alcun permesso. Dovevamo girare le scene molto in fretta, in modo che la polizia non ci scoprisse. Sono invecchiato 17 mesi in quei 17 giorni! Abbiamo lavorato davvero in condizioni terribili!”
Il film segue, infatti, le vicende di due studenti, un ragazzo e una ragazza, alla ricerca di una band e della libertà, in qualche parte nel mondo fuori dal loro Paese. Li accompagna un tipo vitalissimo, che sembra conoscere tutti, risolvere qualsiasi problema.
Attraverso il loro viaggio scopriamo un Iran, ma soprattutto una Teheran underground, brulicanti di musica, movimento, colori, trasgressioni e soprattutto di giovani liberi, in una società e in uno stato carcerari. Pur non perdendo mai il filo narrativo, Ghobadi non rinuncia ad aprire rapidi squarci documentaristici quasi visionari sulla realtà; ma l’asse portante del film sono le canzoni, sulle quali il regista costruisce veri e propri videoclip, con il loro particolare linguaggio e ritmo. Canzoni qualitativamente e sorprendentemente “alte” e travolgenti, che attraversano molti generi: “indie rock”, rap, jazz, senza contare un gruppo folk, con la sua musica tradizionale e tre ballerini affascinanti e misteriosi nelle loro movenze.
Il regista narra la storia di una sconfitta: la macchina poliziesca e repressiva del regime riesce a mandare in frantumi il sogno dei ragazzi.
Ma ciò non toglie a Ghobadi e a quei giovani, che sono i protagonisti del film, l’energia, la voglia di vivere, l’ironia e l’autoironia ( l’autore, presente nella narrazione come personaggio, si autodefinisce “quel poveraccio di regista” ).
E’ questa la ragione profonda, racconta il regista curdo, per cui ha realizzato questo film: “...ho voluto mostrare una briciola della cultura underground iraniana, poiché essa non è soltanto musica, ma anche arte, poesia, letteratura: c’è una grandissima produzione artistica tenuta nascosta che aspetta soltanto di poter uscire fuori un giorno. Ho tenuto i diritti del film in Iran per me e ho permesso che fosse distribuito gratuitamente per le strade, in questo modo tantissimi giovani hanno potuto vedere qual è la situazione nel nostro paese e ne sono rimasti molto turbati, e come loro tantissime altre persone che sto incontrando in questi mesi in giro per il mondo...”
I GATTI PERSIANI (Tit. origin. Kasi az gorbehaye irani khabar nadareh)
di Bahman Ghobadi
con Ashkan Koshanejad, Negar Shaghaghi.
Sceneggiatura: Bahman Ghobadi , Hossein M. Abkenar , Roxana Saberi
Fotografia: Turaj Aslani
Montaggio: Hayedeh Safiyari
Anno: 2009
Nazione: Iran
Durata: 101 min
uno squarcio di realtà sorprendente e vitalissimo, che grazie al coraggio di persone come questo regista abbiamo potuto conoscere anche noi in occidente, dove ci vogliono far credere altre cose sui paesi cosidetti islamici …
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mary said,
Maggio 30, 2010 @ 13:10L’ho visto: da vedere sicuramente!