di Gianni Quilici
La storia è semplice. Un giardino di limoni (amato, curato, fronzuto, colorato) deve essere sdradicato, perché si trova sul confine con l’abitazione del ministro degli interni israelita ed un terrorista potrebbe introdursi nel campo e sparare nascosto tra gli alberi. Salma, la proprietaria del frutteto, donna palestinese, di una bellezza nascosta, però si oppone…
Una storia semplice filmata senza particolari originalità. Ciò che interessa a Eran Riklis è suscitare pensieri e emozioni, non sorprendere linguisticamente.
Il nucleo del film è la donna, che diventa poetica, perché vive il suo rapporto con la terra come poesia. Il giardino di limoni è la radice profonda di sé, è la sua storia, quella della sua famiglia e questo il personaggio-attrice lo sa rendere con un’efficacia, che “tocca” i sentimenti, commuove.
Innanzitutto per la sceneggiatura, che privilegia il silenzio, evitando sia il melodramma che il facile sentimentalismo, arrivando al confine giusto nei tagli di montaggio. Si pensi alla storia d’amore (credibile) tra la donna (matura) e l’avvocato (giovane). Riklis qui sceglie l’allusione, la carica di desiderio, il contatto appena cercato, non l’abbandono.
In secondo luogo per il personaggio di Salma nell’interpretazione di Hiam Abbass. In particolare per il suo sguardo e il suo corpo.
Lo sguardo è la determinazione, la rabbia, l’attrazione. Uno sguardo che parla. Il corpo è, invece, l’azione: Salma che salta il recinto in cui erano stati rinchiusi i suoi limoni per innaffiarli; Salma che affronta a mani nude i soldati, che stavano rubando i suoi limoni, Salma che si guarda allo specchio, si trucca, si apre, diventa più bella, attraente.
Riklis evita di schematizzare: i buoni (palestinesi) da una parte; i cattivi (israeliani) dall’altra; ma dà credibilità e statura anche al personaggio, che più di ogni altro rappresenta l’antitesi alla donna: il ministro degli interni duro e teatrale, ma anche perplesso e angustiato.
Resta, infine, un film importante anche politicamente, un film che indirettamente ci parla anche della guerra di oggi.
Salma non vince, il ministro non vince. La donna però conserva le radici dei limoni, che domani potranno diventare di nuovo produttivi e spargere intorno a sé l’antica bellezza. Il ministro si ritrova invece con un muro davanti alto e grigio, senza alcun orizzonte.
Una metafora poetica su un futuro che oggi si presenta, almeno apparentemente, senza via d’uscita, e angosciante.
“Il giardino di limoni” (Etz Limon)
regia: Eran Riklis
sceneggiatura: Suha Arraf, Eran Riklis
fotografia: Rainer Klausmann
montaggio: Tova Ascher
scenografia: Suha Arraf, Eran Riklis
costumi: Rona Doron
musica: Habib Shehadeh Hanna
suono: Ashi Milo
interpreti e personaggi: Hiam Abbass (Salma Zidane), Ali Suliman (Ziad Daud), Rona Lipaz-Michael (Mira Navon), Doron Tavory (il ministro della Difesa/Minister of Defence), Tarik Copty (Abu Hussan), Amos Lavie (il capitano/Captain Jacob), Amnon Wolf (Leibowitz), Smadar Yaaron (Tamara Gera), Ayelet Robinson (Shelly), Liron Baranes (Gillad), Loafi Nofi (Nasser Zidane)
produttori: Bettina Brokemper, Antoine De Clermont-Tonnerre, Michael Eckelt, Eran Riklis
produzione: Eran Riklis Productions, Mact Productions, Riva Film, Heimatfilm
coproduttore: Ira Riklis
coproduzione: ARTE France Cinema, ZDF-ARTE, Citrus Film Investors, United King Films, Metro Communications
distribuzione: Teodora Film
durata: 106′