di Gianni Quilici
Della storia soltanto un accenno: un primo ministro britannico in pensione, ancora giovane e belloccio (Tony Blair?), e un ghost writer (l’uomo ombra del titolo) chiamato per terminare la biografia del primo ministro stesso, rimasta interrotta per la morte, non del tutto chiara, del precedente “ghost”
E’ un film che va visto. Se raccontato si banalizza, perché è il modo in cui la storia è filmata (oltre la solida sceneggiatura tratta dal romanzo “Il Ghost writer” di Robert Harris), che fa il film.
Ed è un modo che ricorda, come altri hanno scritto, Hitchcock.
Perché L’uomo ombra è percorso da una progressiva tensione, che diventa suspense e infine giallo e che invade tutte le fasi della vicenda: dai singoli personaggi ai rapporti interpersonali, dalla tecnologia agli scenari limacciosi, da banali azioni quotidiane alle fughe-inseguimenti,
Si pensi alla sequenza della bicicletta. “L’uomo ombra” vuole uscire in bici quando si sta preannunciando una vera e propria tempesta. La servitù cerca di dissuaderlo, ma lui non ammette ragioni. Lo vediamo all’inizio pencolare sui pedali sul viottolo sabbioso e pedalare poi lungo la strada solitaria; lo vediamo, investito da una pioggia sempre più forte, avvicinarsi ad una casa isolata; lo vediamo sorpreso, come noi, dall’apparizione improvvisa di un vecchio e finalmente capiamo dal colloquio cosa lui sta cercando e l’ombra di un delitto comincia a incunearsi nella storia; lo vediamo nel turbinìo ventoso scrutare la grande spiaggia là dove il suo predecessore avrebbe dovuto essere stato trascinato dalle acque, mentre dallo sfondo della spiaggia lungo l’oceano appaiono come fantasmi ancora indecifrabili due figure …
La bellezza di un paesaggio selvaggio, solitario e infuriato si mescola con un mistero pericoloso e inquietante, che via via si farà più evidente e nello stesso tempo intricato in una serie di colpi di scena, appunto, hitchcockiani…
Che cosa rivela l’enigma che il magnifico finale svelerà? Non tanto la psicologia profonda dei caratteri che si muovono nella scena, quanto le ragioni che stanno dietro i loro comportamenti: la spietatezza del potere e gli oscuri, imprevedibili intrighi.
Non che le psicologie non si evidenzino, ma rimangono ambigue e orizzontali. Si pensi alla figura della moglie del primo ministro. Alcuni aspetti del suo comportamento sono evidenti: determinata e infelice, gelosa e algida; ma, oltre a non essere del tutto chiari i suoi sentimenti, non si capiscono, e a Polanski questo non interessa, le cause psicologiche che stanno dietro il suo comportamento.
Ecco, Polanski, dopo Chinatown, ha realizzato un nuovo thriller politico. In Chinatown il potere era totalitario: sociale e familiare; qui il potere si è globalizzato e si è reso più invisibile. I protagonisti sono, in ultima analisi, dei fantocci, intercambiabili.
Roman Polanski ha realizzato un film potente e leggero, con un montaggio invisibile che ti trasporta, una musica drammatica, ma calibrata, uno scenario simbolico, ma senza ostentazione, attori plasmati efficacemente nei loro ruoli con un Ewan McGregor che ha sensibilità e noncuranza, ingenuità e determinazione ed una luce sua propria.
L’UOMO NELL’OMBRA (The Gost Writer)
REGIA: Roman Polanski
SCENEGGIATURA: Roman Polanski, Robert Harris
SOGGETTO: tratto dal libro “Il Ghost Writer ” di Robert Harris.
ATTORI: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Eli Wallach, Kim Cattrall, Olivia Williams, Tom Wilkinson, James Belushi, Timothy Hutton, Jon Bernthal, Robert Pugh, Daphne Alexander, Jaymes Butler, Marianne Graffam, Angelique Fernandez
FOTOGRAFIA: Pawel Edelman
MONTAGGIO: Hervé de Luze
PAESE: Germania, G.B., USA 2009
DURATA: 131 Min
mary said,
Maggio 30, 2010 @ 13:26” la bellezza di un paesaggio selvaggio, solitario…”
questo mi attrae molto
Il film sì, probabilmente da vedere anche se a me dà una certa angoscia