di Francesco Giani
Alla notizia che The Road, ultima fatica del regista John Hillcoat (da noi praticamente uno sconosciuto, ma autore di alcune perle tra cui il western postmoderno The proposition) non sarebbe giunto sui nostri schermi causa tematiche troppo “tristi e deprimenti”, un forte senso di sconforto ci ha colto alla sprovvista. Pare che adesso qualcuno decida per noi se al cinema sia il caso o meno di rattristarci. Questo ha il sapore della presa per i fondelli, a dir poco. Per fortuna, si vocifera che sia in dirittura di arrivo; meglio tardi che mai.
In ogni caso, l’origine di questo apocalittico spaccato su di un umanità estinta da una catastrofe non ben precisata, è il capolavoro letterario (uno dei tanti) di Cormac McCarthy, dal titolo omonimo. premio Pulitzer 2007, nelle mani di un regista visionario e sanguigno come Hillcoat si poteva quasi scommettere sul risultato.
La sfida è infatti vinta; se il libro mantiene forse una complessità ed un’ambiguità maggiore, si deve comunque rendere merito al regista di essere riuscito a restituire con una potenza d’urto scardinante ciò che la carta evocava con altrettanta forza. Il mondo di The Road avvolge lo spettatore, lo serra in una morsa stretta e lo trascina lungo l’intero tragitto che padre e figlio, scampati miracolosamente alla lenta fine del genere umano e animale, intraprenderanno per giungere a sud verso il mare e sfuggire alla morsa gelida dell’inverno. Ciò che più colpisce in quest’ opera dal linguaggio classico è la capacità di assorbire una grande quantità di umori e tradizioni letterarie e cinematografiche per riversarle in quasi 2 ore di palpitante spettacolo visivo, teso tra le splendide scenografie minacciose ed una fotografia che esalta la profondità di campo ed il dettaglio visivo.
Uno spettacolo limpido ma non patinato, a cui Viggo Mortensen presta una fisicità sofferta davvero ammirevole, da grande interprete. Nel solco della tradizione dei film post-apocalittici, quello di Hillcoat giunge in punta di piedi, giocando spesso per sottrazione, evitando le trappole della retorica e sferrando qualche colpo basso allo spettatore, senza mai mostrare troppo. E la (poca) umanità che solca i tracciati bruciati dal tempo si trascina carica di un’esasperazione mostruosa, figlia di stenti e privazioni; un’umanità il cui lato feroce e istintivo ha preso da tempo il sopravvento su ogni possibile giudizio morale. Questo vale anche per il protagonista, “buono” per antonomasia (come cercherà di ripetere più volte al figlio, “noi siamo i buoni”) eppur carico di una diffidenza che lo porterà a compiere atti disumani senza (quasi) provare rimorso. La voce della coscienza resterà proprio quella del piccolo (non conosceremo mai il suo nome, né quello del padre), anima ancora non corrotta dalla necessità di sopravvivenza, unico personaggio a sembrare veramente indifeso ed invece chiave di volta dell’intera vicenda. La speranza, lungo la strada, passerà attraverso lui, che si rivelerà essere anche la vera guida verso un futuro di (almeno remota) speranza.
The Road rinnova anche la collaborazione tra il regista John Hillcoat ed il songwriter americano Nick Cave, autore in passato anche della sceneggiatura per 2 film di Hillcoat (The proposition e Ghost of the civil dead, dove si presentava anche in veste di attore). Insieme a Warren Ellis, Cave firma una partitura intensa ma mai soverchiante, subordinata ai toni desertici della narrazione; un vero piacere per le orecchie.
Da vedere, assolutamente; aspettatelo in sala o scovatelo, ma non perdetelo. Ne vale la pena.
THE ROAD
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Di solito non leggo questo genere di cose , ma questo è stato veramente interessante !
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Mary said,
Ottobre 12, 2010 @ 23:58Ho appena visto il film
Concordo, in particolare su ciò che dici del bambino
Palpitante