di Vittorio Toschi
Preceduto da una campagna pubblicitaria capillare e martellante, è arrivato anche da noi, confermando i record di incassi già registrati in tutto il mondo, Avatar. Il regista James Cameron, già re dei botteghini con Titanic, ha raccontato in infinite interviste di aver pensato a questo film da quindici anni riuscendo a realizzarlo solo ora, dopo quattro anni di lavoro, grazie alle nuove tecnologie. Si tratta del film più costoso nella storia del cinema (argomentazione, questa, che raramente si muove in parallelo con la qualità) e che prometteva una vera rivoluzione in campo visivo.
Avatar è una sorta di favola (pseudo)ecologista con qualche puntata verso il new age, in bilico tra fantasy e fantascienza, dove naturalmente alla fine il bene trionfa sul male.
L’ex marine Jake Sully ha perso l’uso delle gambe. Viene inviato su Pandora, un pianeta dall’aria irrespirabile, con il compito di “guidare” il proprio avatar in un programma sperimentale di studio sulle caratteristiche del pianeta. Agli umani, però, in realtà del pianeta fa gola solo il ricco giacimento di un minerale molto prezioso per la terra. Così Jake, con i pochi umani buoni presenti nella base, guiderà la rivolta dei nativi nella lotta per scacciare i cattivi e salvare la propria terra, con la quale vivono in una sorta di armonia energetica. Giusto per completare la confezione, poi, Cameron non ci fa mancare la (naturalmente tribolata ma a lieto fine) storia d’amore tra Jake (in formato Avatar) e, guarda caso, proprio la figlia del capo tribù, che gli insegnerà i segreti del suo pianeta e gli starà a fianco nella battaglia decisiva.
Il racconto, inutilmente lungo, si snoda senza alcuna sorpresa lasciandoci sui titoli di coda una netta sensazione di già visto. I personaggi, privi di rilevanti sfumature caratteriali, agiscono come macchiette stereotipate .
Anche sotto l’aspetto visivo Avatar, arrivato nelle sale come una sorta di punto di non ritorno per il cinema, non sembra tenere fede alle aspettative create. Certo, lo schermo è costantemente riempito di oggetti e situazione in costante movimento, gli effetti sono (a volte) sorprendenti, le riprese compiono percorsi spesso arditi, ma nel complesso il film non trasmette non la sensazione di una vera novità e anche questo tripudio visivo alla fine, complici anche i 162 minuti di durata, stanca.
Insomma, trattandosi di un progetto così a lungo pensato, così dispendioso e arrivato con grandi aspettative ed entusiastici commenti, la sensazione è quella di un’occasione persa; non certo per Cameron, però, che si conferma autore campione di incassi, con buona pace del cinema di qualità.
Nelle sale attrezzate, Avatar è visibile in 3d e direi che questa scelta è quasi d’obbligo per apprezzare al meglio gli aspetti visivi, anche se sull’effettiva efficacia di questa tecnologia rimangono alcune perplessità.
Avatar
Regia: James Cameron
Sceneggiatura: James Cameron
Cast:
* Sam Worthington: Jake Sully
* Zoë Saldaña: Neytiri
* Sigourney Weaver: Dr. Grace Augustine
* Giovanni Ribisi: Parker Selfridge
* Michelle Rodríguez: Trudy Chacón
* Joel Moore: Norm Spellman
* Stephen Lang: Col. Miles Quaritch
* CCH Pounder: Mo’at
* Laz Alonso: Tsu’tey
* Wes Studi: Eytucan
* Dileep Rao: Dr. Max Patel
* Matt Gerald: Lyle Wainfleet
Doppiatori italiani:
* Francesco Pezzulli: Jake Sully
* Domitilla D’Amico: Neytiri
* Ada Maria Serra Zanetti: Dr. Grace Augustine
* Francesco Venditti: Parker Selfridge
* Adriano Giannini: Tsu’tey
* Lorenzo Accolla: Norm Spellman
* Luca Biagini: Col. Miles Quaritch
* Cristiana Lionello: Mo’at
Fotografia: Mauro Fiore
Montaggio: John Refoua, Stephen E. Rivkin
Effetti speciali: Damian Fisher, Iain Hutton, Phil McLaren, Philip Sharpe
Musiche: James Horner
Scenografia: Rick Carter, Martin Laing, Robert Stromberg
Costumi: Mayes C. Rubeo
Trucco: Corinna Liebel
Nazione: U.S.A. Anno: 2009. Durata: 166 minuti