Woody Allen ha realizzato il film che voleva: ironico e apparentemente spietato con un grosso limite, che è però una scelta: è meccanico.
La storia d’amore che inizia con un bel piano sequenza tra lui (giovane scrittore bohémien benestante) e lei (sposata, ricca, ex collega di scuola) è data dalla loro giovinezza e bellezza e da ciò che si dicono, ma non motivata da una profondità di rapporto. Vicina a un fotoromanzo insomma, lontanissima, si fa per capirci, da un film di Bergman
Così come la vendetta del marito. Non ci coinvolge, ne’ sconvolge, semmai ci fa sorridere, come del resto vuole Woody. Ed il finale, veloce e sorprendente, ci fa, per un attimo, ridere.
E’ un W. A. che vola sopra questa umanità piena di soldi, che vive di pettegolezzi, viaggia tra una capitale e l’altra e che si annoia. E’ un W. A. che non si indigna e neppure si innamora. Sorride e ci fa sorridere.
Ho pensato: uno di quei film che puoi vedere, ma che puoi, anche, perdere.