di Gianni Quilici
Il film di Paola Cortellesi è sincero e colpisce. Alla fine della proiezione in una grande sala cinematografica, quasi piena, è scattato un applauso istintivo e convinto. Un applauso di liberazione dopo l’ansia accumulata.
Anche perché, almeno per me, il finale è stato sorprendente. E questa sorpresa è emozionante, perché riguarda non soltanto la protagonista del film, ma tutte le donne ( o quasi): le donne di ieri, le donne di oggi. Perché la condizione delle donne è cambiata moltissimo dal 1946, l’anno in cui si svolge la storia del film. Ma non tutti gli uomini hanno accettato questo cambiamento. E questo ha prodotto l’orrore dei femminicidi di oggi. Anche per questo il film è così sentito.
La Cortellesi, protagonista anche come attrice, realizza il suo primo lungometraggio come regista. E lo fa architettando un film “neorealista” nella Roma dell’immediato dopoguerra con le camionette americane sentinelle della città, ricostruita in un bianco e nero, curato felicemente da Davide Leone, direttore di fotografia, e con la scelta felice di dialoghi e volti credibili.
E lo fa mescolando nel neorealismo un linguaggio moderno: in una scena di violenza familiare, di violenza cruda, innesta improvvisamente la danza a tempo di musica, in ralenti, con paso doble, che crea una distanza da ciò che è pura, immotivata violenza; oppure alterna, con le composizioni musicali efficaci di Lele Marchitelli, le canzoni di allora di Achille Togliani con quelle di Dalla, Nada e anche innesti internazionali di hip hop e di rock alternativo.
I protagonisti sono : Delia una donna che si potrebbe dire “brava” come moglie, madre, cuoca, come lavoratrice facendo piccoli lavoretti, ma sottomessa a Ivano, il marito, che la riempie di botte e la umilia, appena può. Lei subisce come se fosse uno dei 10 comandamenti, ma ha una sua dignità e bellezza, un amore possibile ma nello stesso tempo, allora, impossibile, nasconde parte dei soldi guadagnati per il futuro della figlia. Ivano è un Valerio Mastandrea bravisimo nel trasformarsi in un omaccione baffuto, fisicamente imponente nella postura, tagliente e aggressivo nella parol, ma, bontà sua, da marito padrone, qualche volta, concessivo.
Come sceneggiatrice la Cortellesi concede “qualcosa” di poco credibile alla storia, ma funzionale ad essa, come per esempio l’attentato alla pasticceria, ma lo fa come se dicesse a noi spettatori “ credici, questo è accaduto, non te lo dimostro, te lo lascio immaginare”. Oppure costruisce nel finale una serie di coincidenze un poco meccaniche per creare quel pathos di tensione, in cui è la donna oppressa questa volta è Lei ad essere vittoriosa.
Il finale è, infatti, un inno a quel momento storico solenne, in cui la donna italiana acquista, per la prima volta il diritto di cittadina di fronte alla legge. Paola Cortellesi ne fa una metafora, che va oltre quel giorno. Da lì inizia il percorso di liberazione della donna, che la Resistenza femminile aveva anticipato e che il titolo, indovinatissimo “C’è ancora domani”, ti avverte, deve ancora continuare.
C’è ancora domani
Regia di Paola Cortellesi. Un film Da vedere 2023 con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli Giorgio Colangeli. Cast completo Genere Drammatico, – Italia, 2023, durata 118 minuti.