di Mimmo Mastrangelo
Volto tra i più amati del nostro cinema, Giancarlo Giannini può vantare una carriera stellare (ha lavorato in 130 e passa film) largamente acclamata anche oltre i confini nazionali.
81 anni, l’attore ligure è reduce dall’ospitata alla XV edizione del “Festival Marateale “ dove gli è stato assegnato il “Premio Internazionale Basilicata”.
Sulla scia della stella che porta il suo nome (accesa lo scorso marzo) sul “Walk of fame” di Hollywood, a Maratea, inoltre, Giannini ha lasciato l’impronta della sua mano su una piastrella di argilla, inaugurando così “The way of the glory” , il viale delle celebrità che dovrà dare una nuova connotazione ad una piazzetta del centro storico della “Perla del Tirreno”.
Intanto, nell’attesa che arrivi all’attore pure un riconoscimento dal Festival di Venezia (<<In Laguna hanno dato premi a tutti – lamentò lo scorso anno – a me non hanno dato manco un gatto>>) ricorrono quest’anno i cinquant’anni di “Film d’amore e d’ anarchia: ovvero stamattina alle 10 in via dei Fiori, nella nota casa di tolleranza…”, pellicola girata sotto la regia della “maestra” Lina Wertmuller e con cui Giannini si aggiudicò a Cannes la Palma d’oro per la miglior interpretazione.
Alloro strameritato, giacché l’attore tratteggia magistralmente con toni grotteschi e taglienti uno di quei personaggi “underdog” che spesso ha portato sul grande schermo.
Con la pigmaliona Lina Wertmuller, Giancarlo Giannini ha lavorato in nove produzioni, dai musicarelli con Rita Pavone fino alla saga per la tv “Francesca e Nunziata” del 2001, “Film d’amore e d’anarchia” arrivò subito dopo la straripante commedia“Mimì metallurgico ferito nell’onore” (1972) ritrovando come partner femminile una Mariangela Melato in stato di grazia.
Scritto e sceneggiato dalla stessa Wertmuller,“Film d’amore e d’anarchia” è ambientato negli anni trenta, in piena repressione fascista. Ed, infatti, è proprio l’uccisione di un anarchico per mano del regime che spinge Antonio Soffiantin (Giancarlo Giannini) – un contadino del Polesine chiamato da tutti “Tunin” – ad andare a Roma per uccidere Mussolini e vendicare l’amico-anarchico. Nella capitale incontra Salomè (Mariangela Melato), ex-compagna di un militante del movimento libertario che si guadagna da vivere in un postribolo. Con lei studia il piano per attentare al duce, ma nel frattempo Tunin si innamora di un’altra donna (Lina Polito) la quale cerca di dissuaderlo in modo da evitare di macchiare la propria fedina penale. Nel giorno stabilito per l’attentato accade che il piano studiato salti e “Tunin” reagisca follemente sparando sulle forze dell’ordine. Finito in carcere, rimarrà senza vita a seguito delle torture subite. Le autorità lasceranno far passare la sua morte per un suicidio.
“Film d’amore e d’anarchia” è una tragedia (dai colori vivaci e taglienti) che matura da una presa di coscienza (antifascista) del protagonista: la sua isolata rivolta pecca di alcune sbavature , ma la superlativa prova attoriale di Giannini e Melato giustifica la ragione per cui, dopo cinquant’anni, stiamo qui ancora a parlare di loro e del lavoro della Wertmuller.
Il quale si chiude con una citazione dell’ anarchico Errico Malatesta :«Voglio ripetere il mio orrore per attentati che oltre che essere cattivi in sé sono stupidi perché nuocciono alla causa che dovrebbero servire… Ma quegli assassini sono anche dei santi e degli eroi… E saranno celebrati il giorno in cui si dimenticherà il fatto brutale per ricordare solo l’idea che li illuminò e il martirio che li rese sacri».