“Napoleone nel nome dell’arte” di Giovanni Piscaglia

NELLE SALE CON JEREMY IRONS  VOCE NARRANTE
di Mimmo Mastrangelo

Come abbia fatto Napoleone Bonaparte (Ajaccio 1769 – Isola Sant’Elena 1821) a diventare, dopo Cristo, l’uomo più conosciuto nella storia dell’umanità (su lui sono stati scritti oltre circa centosettantamila libri) se da piccolo si presentava impacciato, solitario, irascibile e alla scuola militare lo irridevano perché non sapeva parlare bene il francese?

E’ quanto si chiede l’attore Jeremy Irons nel docu-film “Napoleone nel nome dell’arte” diretto da Giovanni Piscaglia su soggetto e sceneggiatura rispettivamente di Didi Gnocchi e Matteo Moneta.

Sappiamo dell’ambizioso generale e condottiero che divenne prima imperatore di Francia e poi re d’Italia, ma, come ci racconta nel film la guida-Irons, non molto si sa del Napoleone che cercò di imperniare sulla sua persona lo sfavillio che caratterizzava le grandi civiltà dell’antichità.

Dunque, non solo invasato da potere e prestigio militare, ma, al contempo, fu ossessionato dal sapere, dai libri, dalla scienza. Non per caso nella campagna di Egitto affiancò alle truppe oltre centocinquanta persone tra scienziati,architetti, storici e studiosi vari.

La voce narrante di Irons ci fa conoscere un Napoleone < >. Tra le nazioni razziate da colui che chiamarono “ il flagello d’Europa” ci fu la nostra: < >. E infatti, dopo un imponente spostamento di tele e sculture dall’Italia (in particolare da Roma e dalle regioni del nord) alla Francia, Napoleone si ritrovò con un capitale di opere che gli permisero di inaugurare nel 1793 il museo del Louvre per lasciarvi specchiare la grandezza del impero francese e l’idea (non malvagia) di trasformare l’arte da patrimonio della Chiesa e dell’aristocrazia in un bene pubblico a disposizione di tutti. E così, persuaso che l’arte, la cultura sia potenza alla pari della forza delle armi, fece aprire a Milano l’Accademia di Brera dove subito furono collocati in bella mostra capolavori in assoluto di Raffaello ( su tutti “Lo sposalizio della Vergine”), Bellini Veronesi, Mantegna, Canova. < >.

Prodotto da 3 DProduzioni e Nexo Digital, il docu-film di Piscaglia – grazie anche alle voci di diversi storici, scrittori, direttori di musei, restauratori – traccia tutta la parabola napoleonica (compresi gli amori e l’esilio nella piccola isola di Sant’Elena dell’Oceano Atlantico), fino al racconto dell’opera meritoria che compì lo scultore Antonio Canova nel far ritornare in Italia una gran quantità di beni artistici saccheggiati dalle truppe francesi.

Ma il film di Piscaglia segue pure un altro registro , quello della messa in sonata, da parte dell’orchestra diretta dal maestro Marco Pace, del “Te Deum” di Francesco Pollini, spartito ritrovato di recente negli Archivi di Stato e che il 26 maggio del 1805 accompagnò nel Duomo di Milano la sfarzosa cerimonia d’incoronazione a re d’Italia di Napoleone.

Davvero un’ eccellente opera è “Napoleone nel nome dell’arte” la quale bene sarebbe se venisse proiettata nelle scuole, dopo il breve passaggio nelle sale lucane.


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