“The Kepper” di Marcus H. Rosenarcus

di Mimmo Mastrangelo

           Lui e lei: “No, è uno sport da barbari”. Lui è Bert (impersonato magistralmente da David Kross) e lei, invece, è Margaret (l’attrice e modella Freya Mavor) nel film di Marcus H. Rosenmuller “The Kepper: la leggenda di un portiere” (2019).

   Uscita quest’estate su Sky, la pellicola è la storia diventata, appunto, leggenda di Bert Trautmann, uno dei più grandi portiere di ogni tempo che difese i pali del Manchester City negli anni cinquanta-sessanta.

   E’ sempre difficile girare un film sul calcio, ma l’impresa si complica ancor di più quando bisogna consegnare al pubblico un lavoro (di buona fattura) ispirato ad una storia reale. Al regista bavarese bisogna dar atto di essere riuscito nella “mission”, a mettere insieme con abilità i passaggi principali della incredibile vicenda del portiere tedesco che da nemico (per il suo passato di soldato nazista) diventerà un “eroe del calcio inglese”, anche se va detto che alcuni dei ritagli più toccanti del film sono riferiti alla storia d’amore, nata con fortissimi attriti, tra Bert e Margaret. I quali, una volta sposati, dovranno superare pure il dolore e i sensi di colpa per la tragica scomparsa del primo figlio John, investito da un’auto.

   Bert Trautmann nasce a Brema nel 1923, è ancora un ragazzo quando viene affascinato dalla retorica nazista e si arruola da paracadutista nella Luftwalle. Durante la guerra finisce prima sul fronte Orientale e poi su quello Occidentale dove, quasi sul finire del conflitto, viene catturato dagli inglesi e portato in un campo di prigionia di Ashton, nel Lancashire. E’ la svolta per il giovane ufficiale già decorato con la “Croce di ferro” dell’impero hitleriano e salvatosi da un plotone di esecuzione.

   Durante la detenzione Bert passa il tempo a giocare a calcio con gli altri prigionieri, tra i pali incanta e coi sui quasi centonovanta centimetri di lunghezza vola con elasticità da una parte all’altra della porta. Un secondino del campo si accorge che quel biondo spilungone ha qualità eccellenti e, una volta libero, lo porta a giocare nel Saint Helens Town, club di quarta divisione.

   Nel 1949 viene ingaggiato dal Manchester City, solo che al momento della firma del cartellino ventimila tifosi della società biancoceleste scendono in piazza per protestare. Le ferite della guerra sono ancora aperte e un ex-nazista nella loro squadra è un oltraggio intollerabile. I dirigenti del club, invece, credono fermamente nelle qualità di Bert e non si lasciano minimamente intimidire né dalle proteste dei supporter, nè dalla stampa che spara: “Il City ha ingaggiato un nazista”.

   Purtroppo l’esordio in prima divisione è un disastro: il Manchester esce sconfitto per 3-0 e nelle orecchie del portiere fischieranno per tutta la durata della partita improperi del tipo “servo di Hitler”, “bastardo nazista, tornatene a casa tua”. Trautmann piano piano si abitua alla selva degli insulti che puntualmente gli piovono addosso e vi trova pure una giustificazione < >. Intanto le sue prestazioni crescono di partita in partita, i tifosi del City iniziano a sostenerlo incondizionatamente, si vanno convincendo che è lui il degno erede del favoloso Frank Switf. Anzi, Trautmann andrà molto oltre la leggenda di Switf. Nella finale della FA Cup del 1956 tra Manchester City e Birghman, Truttmann salva il risultato di 3-1, da eroe rimane in campo fino alla fine nonostante stia rischiando di morire per la rottura di cinque vertebre della “noce del collo”. Quando la regina Elisabetta gli consegna la medaglia le ovazioni del pubblico per lui sono nettamente maggiori rispetto a quelle destinate al capitano Roy Paul nell’alzare al cielo la Coppa d’Inghilterra. Due giorni dopo la finale il Nostro verrà nominato miglior giocatore dell’anno della Premier League, sarà il primo straniero a conquistare l’ambita riconoscenza. Giocherà nel Manchester City fino a quarantuno anni, dopo se ne andrà in giro per il mondo ad allenare le nazionali di Birmania, Tanzania, Pakistan, Yemen. Nel 2004 riceverà la benemerenza di ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico per aver contribuito a migliorare le relazioni con la Germania.

   Morirà nel 2013 e verrà ricordato come un innovatore del mestiere, il suo rinvio a cercare sulla lunga distanza l’arresto del compagno più dotato tecnicamente farà scuola. Bert Trautmann tra i pali “ha acceso la fantasia ” e reso il calcio una danza a tutti gli effetti, per questo la frase messa sulla bocca di David Kross nel film di Rosenmuller non sta per niente fuori luogo. Ben altri investiranno tutte le proprie energie per lasciar imbarbarire e degradare la nobile arte.


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