“For Lucio” di Pietro Marcello

di Mimmo Mastrangelo

     Pietro Marcello è uno dei nostri registi più interessanti a cui non si può non riconoscere uno stile personalissimo.
    Coi suoi due spiazzanti lungometraggi Bella e perduta (2015) e Martin Eden (2019) si è fatto incensare anche da un pubblico (e da una critica) internazionale, ma non tutti sanno che il quaranticinquenne regista casertano ha dei trascorsi da documentarista di tutto rispetto.
     E al “cinema du réel” è ritornato con For Lucio (Per Lucio), che è un omaggio all’immenso immaginario musicale, creativo, culturale di Lucio Dalla.
     Con Umberto “Tobia” Righi, storico ed inseparabile manager, a fare da voce narrante, il lavoro di Marcello ( col supporto di materiali di archivi e cineteche) scava nella vita del cantautore bolognese e consegna allo schermo un ritratto non del tutto noto. Pochi sanno che non ancora diciottenne Dalla era già un talentuoso clarinettista di jazz ed aveva fondato a Bologna la Rheno Jazz Gang e, successivamente, a Roma la band Roman New Orleans. Pochi sanno che se non avesse potuto fare l’artista avrebbe voluto essere un imbianchino < <perché  dirà in una primissima intervista per la tv i colori mi hanno sempre affascinato, particolare il bianco>>. Non molti ricordano brani bellissimi come Il fiume e la città, E’ lì, I muri del ventuno, o il lirismo de “La canzone d’Orlando” (“Acqua di luce alla foce/ con una corsa veloce bagnami con un sorriso solo…) e de L’operaio Gerolamo (“S’alza il sole sui monti/ E sono ferito a morte/ ferito al petto condannato/ Povero operaio, povero pastore/Povero contadino”)
     “Tobia” Righi evoca con genuina parlantina
gli strettissimi rapporti che Lucio ebbe col produttore Renzo Cremonini e il poeta concittadino Roberto Roversi, confessa l’ex-manager che nei quarantasei anni di collaborazione non ha mai conosciuto un creativo più grande.
      Insieme a Righi ecco comparire sullo schermo Stefano Bonaga, il filosofo amico di Dalla sin dalla gioventù e che tratteggia amorevolmente altre parti nascoste dell’uomo, del personaggio, dell’ artista che suonava la musica senza averla mai studiata, capace di sorprendere in ogni circostanza o deludere le aspettative, nel senso che “uno si aspettava una cosa e lui ne faceva un’altra”.
      Dal film di Pietro Marcello esce un inedito Lucio Dalla che confessa la propria fede in Dio (con tutte le contraddizioni), che crede nell’uomo, nell’amore, nella possibilità di riscatto di ciascuno.
      Ma viene fuori anche una persona eccezionale rimasta anche da morto una presenza. Chiosa Stefano Bonaga: <una presenza fuori tempo, ma non solo perché le canzoni rimangono, ma perché lui c’è > .
      E’ rimasto con noi Lucio Dalla, e il docu-film di Pietro Marcello, prodotto da IBC Movie, in collaborazione con RaiCinema, Avventurosa e Regione Emilia Romagna, è un magnifico viaggio sonoro e per immagini nell’universo di uno dei nostri più grande artista che conquistò il mondo con “Caruso e “Piazza grande”, ci lasciò a sessantanove anni nel 2012 <ma in fondo  non è andato mai via definitivamente da questa terra >.
      Fra le immagini di repertorio assemblate nel film splendida l’intervista rilasciata in tv all’attore Raf Vallone e l’ospitata di Dalla e della madre ad una delle prime edizioni dello “Zecchino d’oro” con Ciro Tortorella nei panni di mago Zurlì.

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