di Gianni Quilici
L’ho visto con il piacere di chi si lascia scivolare nella storia per la curiosità (banale e legittima) di come andrà a finire, perché questo desiderio il film, qua e là, lo provoca, in una storia poco credibile, molto lambiccata.
Penso anche che questo sia stato il proposito del regista stesso: concepire una commedia che susciti (qualche) tensione e sorriso, senza vere palpitazioni, ne’ estremismi contenutistici, ne’ linguistici.
Ecco un affermatissimo critico letterario che diventa una sorta di investigatore, un Fabrice Luchini che si adatta felicemente a un ruolo di battutista; un grande scrittore misterioso (che di grandezza come personaggio ne dimostra, in realtà, poca) che ci porta in una Bretagna paesana, senza fascini particolari, fino alla fine con lo scioglimento del mistero, spiegato come in certi gialli tradizionali, dall’a fino alla z.
Ma si può uscire tranquilli di aver trascorso un’ora e mezzo in una storia senza sbadigli, senza emozioni, senza pensieri da portarsi in testa.
Il mistero di Henri Pick di Rémi Bezançon. con Fabrice Luchini, Camille Cottin, Alice Isaaz, Josiane Stoléru. Francia, Belgio, 2019, durata 99 minuti.