“Soffio” di Nicola Ragone
Posted by admin on Dicembre 18th, 2019
di Mimmo Mastrangelo
Fuori dalle mura del penitenziario c’è una madre, il suo volto è segnato dal dolore. All’interno si sente chiudere con violenza la cella dove si trova la giovane figlia che si appresta a vivere le ultime ore di vita prima che il cappio di una forca arresti definitivamente il suo soffio.
Si intitola proprio “Soffio” l’ultimo lavoro di Nicola Ragone il quale, ancora una volta, si è avvalso della pregevole complicità di Daniele Ciprì per catturare con grazia ogni minimo sguardo, respiro, movenza, emozione della protagonista.
Presentato in anteprima nei giorni scorsi all’ultimo “Rome Indipendet Film Festival”, questo lavoro contro la pena capitale (ricordiamo sono ancora 56 i Paesi nel mondo – tra cui Cina, Arabia Saudita, Iran, Usa – che adottano il più premeditato degli assassinii) conferma la sensibilità e l’ attenzione di Ragone verso certe scottanti tematiche.
Anche se le intenzioni del giovane regista lucano vogliono andare oltre, egli prova a penetrare una vita in via di congedo, a filmare gli ultimi attimi di un’esistenza prima di essere giustiziata. E lì, dentro a quella cella spoglia degli occhi si aprono sull’orizzonte di un nuovo destino, la protagonista si abbandona a gesti che potrebbero essere comuni di tutti giorni, come lavarsi le mani, affacciarsi alla finestra, sdraiarsi sul letto, simulare di tenere in braccio un bambino, specchiare il proprio volto in una piccola pozza d’acqua.
Sono i respiri ultimi che, però, solo in parte permettono penetrare in profondità lo stato animo di una persona che si appresta lasciare questa terra per varcare la soglia dell’altro mondo. Nella lettera, che verrà consegnata dal secondino nelle mani della madre fuori dal penitenziario, la detenuta confessa che ha ucciso l’uomo che voleva fargli violenza per difendere il proprio corpo, esattamente come fece la giovane donna iraniana a cui è ispirato il film.
Reyhaneh Jabbari nel 2007 ammazzò un uomo che aveva cercato di farle violenza e sette anni dopo, all’età 26 anni, è stata giustiziata nonostante, per salvarla dalla forca, ci sia stata una mobilitazione popolare in molte parti del mondo. Con le intense prove di Lucrezia Guidone (la detenuta) e Donatella Gottard (la madre), i cui sguardi spauriti sono antitesi alla freddezza di quello di Christian Bianco nel ruolo della guardia, “Soffio” è una di quelle piccole produzioni che fanno sempre bene al cinema di casa nostra, sanno sovrapporre senza attrito un registro esecutivo efficace su un’idea, una storia forte.